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Silvia intervista le eccellenze italiane: Manuele Mauri e la tenuta di Castel San Mauro

Dal 1958, la famiglia Mauri gestisce la tenuta e le cantine di Castel San Mauro, tra il bosco del Sabotino e il fiume Isonzo, in un territorio caratterizzato da un microclima unico e da un terreno particolarmente adatto alla viticultura: il Collio, in provincia di Gorizia. Oggi Manuele Mauri gestisce 6,5 ettari coltivati a vite – all’interno di una superficie complessiva di 25 ettari – rivolti a Mezzogiorno, su una quota compresa tra i 95 e i 160 metri sul livello del mare, producendo assolute eccellenze vinicole nel segno della tradizione e del profondo rispetto per il vino.

Qui le vigne sono curate in maniera rigorosa e con alta densità d’impianto, sfruttando al meglio le doti del Flisch di Cormons, chiamato comunemente Ponca, il caratteristico suolo argilloso formatosi dall’erosione di marne e arenarie e particolarmente adatto alla viticoltura.

Manuele si distingue nel mercato grazie alla sua profonda passione per la natura ed alla cultura storica e naturalistica che gli hanno permesso di brevettare il sistema di vinificazione NOE.

Ispirato alla sapienza degli antichi cavatori Romani che facevano scivolare, su grosse lastre di piombo, enormi blocchi di pietra fino al mare per imbarcarli e inviarli ai maestri scalpellini nelle città dell’Impero, il sistema è composto da blocchi di marmo delle Cave di Aurisina che presentano un fondo solido a reggere moduli componibili impilati fino a comporre le pareti del recipiente ed un coperchio.

I componenti sono levigati, non presentano spigoli vivi internamente in modo da permettere, con lo smontaggio, oltre che agevole deposito, una facile e profonda pulizia.

Idonei fori di riempimento e svuotamento lo rendono del tutto analogo nelle funzioni ad ogni altra botte, in più grazie alla sua modularità, prestabilendone la capienza, lo si può adattare alle esigenze di cantina anche in funzione dell’annata e, caratteristica ancor più eminente per i più attenti all’ambiente ed all’ecosostenibilità, il marmo non richiede smaltimento nè l’abbattimento di esseri viventi e vitali per la sua produzione.

Il marmo è igienico, traspirante, inerte ed impercettibile rispetto al liquido in esso contenuto così da proteggere la vinificazione e la maturazione del vino da contaminazioni batteriche, dall’intrusione dei componenti del legno e della tostatura delle doghe.
Il carbonato di calcio, costituente della pietra, è elemento diffusissimo nell’uso quotidiano: lo beviamo nell’acqua del rubinetto, è presente nel dentifricio, la produzione alimentare ne fa largo uso. Tutte queste caratteristiche rendono Manuele Mauri un visionario e – come ama definirsi – un creativo della viticoltura, animato dall’innata capacità di adattamento da sempre insita in ogni spirito contadino.

Elementi come la bassa produzione di ogni pianta, cura e concimazione naturale, riduzione dell’impiego di fitofarmaci, sistema di potatura Triton, vendemmia manuale in cassette, portano alla produzione di uve sane e dalle straordinarie qualità organolettiche. Nelle cantine di Castel San Mauro, i vini non subiscono processi di stabilizzazione chimica, né vengono chiarificati, mentre le operazioni di pre-imbottigliamento e di filtrazione sono pensati per mantenere intatte le caratteristiche peculiari delle uve utilizzate, rispettando il delicato equilibrio tra vite e uomo. L’integrità delle uve e l’impiego di procedimenti tradizionali sono all’origine di qualità e prerogative del tutto originali e tipiche di cui possono fregiarsi i vini di Castel San Mauro. I frutti della passione e del lavoro di Manuele Mauri sono la Ribolla Gialla, il Cha’ar, l’Atavo e il Vinorang.

www.castelsanmauro.com

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