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Luoghi misteriosi in Sardegna

Immersa tra le onde del mare cristallino e le montagne, la Sardegna racchiude nel suo interno un mistero millenario. Custode di antiche testimonianze della civiltà umana, l’isola è punteggiata da enigmatici nuraghi, misteriosi pozzi sacri, imponenti templi e spettacolari tombe dei giganti. 

La visita a questi siti archeologici offre un’esperienza unica ai turisti, catturando il loro interesse con il fascino dell’ignoto e la ricca storia millenaria della Sardegna.

Scopriamo assieme i seguenti siti archeologici:

  • Nuraghe Losa;
  • Nuraghe Tanca Manna;
  • Su Nuraxi a Barumini;
  • Villaggio nuragico di Tiscali;
  • Pozzo sacro di Santa Cristina;
  • Pozzo sacro Sa Testa;
  • Domus de janas;
  • Tombe dei giganti.

Nuraghe Losa

I nuraghi sono fortilizi caratteristici della Sardegna preromana, per lo più a forma di torre tronco-conica con porta architravata e corridoio di accesso a un’unica camera circolare interna coperta di cupola ad anelli concentrici.

Il nuraghe Losa, nel comune di Abbasanta in provincia di Oristano, è un notevole e ben conservato monumento nuragico.

Il mastio del nuraghe risale al XV-XIII secolo a.C., mentre il bastione, l’antemurale e la cinta muraria sono datati al XIII – fine XII secolo a.C. Nonostante una diminuzione nell’uso del sito durante la prima Età del ferro, non fu completamente abbandonato. Vi sono evidenze che suggeriscono anche un utilizzo per scopi funerari nel VII-VIII secolo dopo Cristo. Costruito interamente in roccia basaltica, il nuraghe Losa presenta un mastio centrale e un bastione trilobato, circondato a sua volta da un antemurale. Il complesso nuragico, compreso il villaggio, è racchiuso da una cinta muraria vagamente ellissoidale di 172 x 268 metri.

Gli scavi iniziali, condotti negli anni ottanta del XIX secolo, furono seguiti da una serie di campagne negli anni successivi, che portarono alla luce nuove strutture e il villaggio circostante. In seguito, negli anni ’50 e ’70 del XX secolo, furono condotti successivi scavi e interventi di restauro, permettendo alla struttura di diventare visitabile.

Dal 1989 al 1994 sono state condotte nuove indagini sul mastio e il bastione. 

Situato a 304 metri di altezza su un altopiano di roccia basaltica vicino al centro abitato di Abbasanta, il nuraghe Losa è ben visibile lungo la SS 131 Cagliari – Sassari, presso l’innesto stradale per Nuoro – Olbia (SS 131 bis). Nelle vicinanze si trovano anche i resti di una tomba dei giganti.

Nuraghe Tanca Manna

Il nuraghe Tanca Manna, situato a Nuoro, è un’imponente struttura megalitica risalente

alla media Età del bronzo.

Incastonato nel parco nuragico omonimo, offre una vista panoramica spettacolare sul monte Ortobene e sulla città. Caratterizzato da una cupola a thòlos, il nuraghe è costruito principalmente con rocce granitiche e con murature composte di blocchi grezzi di granito.

Una cupola a thòlos è un tipo di struttura architettonica a forma di cupola o semicupola, comunemente utilizzata nell’architettura antica, in particolare nell’antica Grecia. 

Il termine “thòlos” deriva dal greco antico e significa cupola.

Questo particolare tipo di cupole erano spesso utilizzate per coprire edifici d’importanza cultuale o funeraria. Le loro caratteristiche principali includevano una forma emisferica o semisferica, spesso costruita su un tamburo cilindrico o poligonale. Queste strutture potevano essere realizzate in pietra o laterizio, e talvolta erano decorate con colonne o altre sculture architettoniche.

In generale, le cupole a thòlos sono considerate uno dei tratti distintivi dell’architettura greca antica e hanno influenzato lo sviluppo dell’architettura successiva in tutto il mondo mediterraneo e oltre.

All’interno della camera del Nuraghe Tanca Manna si trovano due nicchie contrapposte, una delle quali danneggiata dai vandali. Gli scavi del 2005 nella zona circostante hanno rivelato oltre 150 capanne nuragiche, richiedendo interventi di restauro per consolidare il basamento della struttura. Questo nuraghe rappresenta solo uno dei numerosi monumenti megalitici che punteggiano il territorio di Nuoro e la Barbagia, testimonianza della forte presenza della civiltà nuragica in questa parte della Sardegna.

Foto : unsplash

Su Nuraxi a Barumini

Su Nuraxi, noto anche come villaggio nuragico, è situato a Barumini, nella provincia Sud-Sardegna. Costruito intorno a un nuraghe quadrilobato del XVI-XIV secolo a.C., il sito si sviluppò tra il XIII e il VI secolo a.C., diventando uno dei più grandi villaggi nuragici dell’isola. La struttura più antica del nuraghe comprende una torre centrale a tre camere sovrapposte, costruita con blocchi di basalto tra il XVII e il XIII secolo a.C.

Nel Bronzo Tardo, furono aggiunte quattro torri attorno a quella centrale, unite da una cortina muraria con un ballatoio superiore, tutte affacciate su un cortile interno con un pozzo. Durante l’Età del Ferro, il complesso fu circondato da una cortina muraria pentalobata.

Il nuraghe riflette una struttura sociale complessa, con pareti fatte di blocchi sovrapposti per indicare una certa gerarchia. Le porte e le finestre erano progettate per la funzionalità, con architravi più spessi al centro per distribuire il peso.

Funzioni principali includono la sorveglianza dei campi e il ritrovo sociale. Il villaggio attorno al nuraghe, con circa cinquanta capanne, serviva varie funzioni, tra cui incontri del capo e assemblee. Durante gli scavi, importanti reperti furono recuperati, confermando che fu abitato continuativamente fino al I secolo avanti Cristo.

Il sito è un patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Villaggio nuragico di Tiscali

In cima al Monte Tiscali in provincia di Nuoro, poco più di un secolo fa dei boscaioli scoprirono un villaggio nuragico nascosto sul fondo di un’enorme voragine o dolina. È raggiungibile solo tramite un difficile percorso nel Supramonte, vicino al Rio Sa Oche nella Valle di Lanaittu.

Si tratta di due diversi villaggi, il primo composto di quaranta strutture, situato su un pendio ripido, indica la presenza di terrazzamenti artificiali. Le capanne, di dimensioni modeste, hanno forma circolare o ovale allungata, con muri alti e sottili costruiti con pietre di piccole dimensioni e malta di fango. Il secondo villaggio comprende circa trenta capanne, di cui ben ventinove sono adiacenti alla parete della dolina e presentano forme rettangolari o quadrate, significativamente più piccole rispetto a quelle del primo villaggio.

Queste strutture potrebbero essere state utilizzate come magazzini per le provviste o rifugi per animali. Nel villaggio sono state rinvenute alcune ceramiche nuragiche insieme con altri reperti risalenti al periodo romano, seppur in quantità limitata. Costruito nel corso dell’Età nuragica (XV/XIV – IX/VIII secolo a.C.), frequentato e ristrutturato durante l’Età romana (II/I secolo a.C.) con ogni probabilità il sito è stato frequentato anche nel corso dell’Età pre-nuragica. 

La salita al villaggio di Tiscali è faticosa e impegnativa, ma non difficile e si consiglia di prendere parte a visite guidate.

Pozzo sacro di Santa Cristina

Il santuario nuragico di Santa Cristina, situato a Paulilatino, provincia di Oristano, comprende un tempio a pozzo e un nuraghe monotorre. Il pozzo sacro, costruito nell’XI secolo a.C., è circondato da un recinto ellittico e presenta una scala di venticinque gradini che si restringe verso il basso. La cella circolare, alta quasi 7 metri, è costruita con blocchi di basalto lavorati con precisione.

La struttura potrebbe aver avuto una funzione di osservatorio astronomico, riflettendo la luce lunare ogni diciotto anni e mezzo. Sebbene alcuni dubbi siano stati sollevati, la sua ottima conservazione e l’importanza archeologica del sito sono indiscutibili. Un pozzo sacro è una struttura archeologica tipica dell’età nuragica in Sardegna, caratterizzata da un pozzo costruito in pietra e utilizzato per scopi rituali e religiosi.

Questi pozzi erano considerati sacri perché spesso associati a pratiche rituali legate al culto dell’acqua o a credenze religiose locali. Sono stati trovati in vari siti archeologici in Sardegna e sono considerati importanti testimonianze della cultura nuragica e delle sue pratiche spirituali.

Pozzo sacro Sa Testa

Il Pozzo Sacro di Sa Testa, a Olbia, è un monumento archeologico importante scoperto negli anni ’30 da pastori in cerca d’acqua lungo la strada da Olbia a Golfo Aranci. Costruito con blocchi di granito e scisto, presenta un cortile circolare, un ingresso trapezoidale e una scala che conduce alla thòlos (semicupola) dove è situata la fonte.

La sua datazione è incerta, ma si ritiene risalga all’Età del bronzo finale. Reperti rinvenuti includono frammenti di tazze e oggetti di bronzo. Il periodo fenicio-punico è testimoniato da frammenti di ceramiche ritrovate e da una statuetta di legno di ginepro, interpretata come uno xoanon. Reperti romani includono vasi e anfore, ora conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Uno xoanon è una statua scolpita in legno grezzo che rappresenta una divinità. Queste statue erano tipicamente utilizzate nell’antica Grecia e spesso furono collocate all’interno dei templi come oggetti di venerazione.

Il Pozzo Sacro di Sa Testa è vicino al porto industriale di Olbia lungo la strada che porta dalla città al lido di Pittulungu.

Le domus de janas

Le domus de janas sono tombe preistoriche scavate nella roccia, diffuse in Sardegna dal Neolitico recente all’Età del bronzo antico, escluse la Gallura. Più di 2.400 tombe sono state scoperte finora, spesso collegate fra loro formando cimiteri sotterranei. 

Il termine “Domus de janas” si traduce come “case delle fate” in italiano, poiché le janas sono figure mitologiche femminili. Le prime tombe risalgono al IV millennio a.C., con la Cultura di San Ciriaco, e si diffusero con la Cultura di Ozieri (Neolitico finale 3200-2800 a.C.) tranne che nella Gallura. Le genti di cultura Ozieri adoravano il Sole, il Toro, la Luna e la Dea Madre, con statuine ritrovate nelle tombe e nei luoghi di culto.

La cultura di San Ciriaco è un importante fenomeno archeologico del tardo Neolitico in Sardegna, attiva tra il 4400 e il 4000 avanti Cristo. Prende il nome da San Ciriaco, località a Terralba, Oristano. Caratterizzata da manufatti ceramici decorati e utensili di pietra, evidenzia abitazioni circolari e pratiche funerarie. Questo periodo rivela una società complessa con economia agricola e caccia, oltre a una profonda spiritualità.

Gli archeologi ritengono che le domus più complesse seguano un disegno costruttivo unitario, con una planimetria a forma di T o di croce. L’accesso avviene attraverso un lungo corridoio che conduce a una anticella, poi alla cella centrale e infine alle cellette funerarie.

Le successive culture prenuragiche utilizzarono le domus de janas e alcune di esse furono occupate anche durante la Civiltà nuragica e in epoca storica. Un esempio notevole è la necropoli di Sant’Andrea Priu a Bonorva, utilizzata anche in epoca romana e in seguito come chiesa durante il periodo bizantino, quando fu decorata con affreschi raffiguranti storie della Vergine, di Cristo e degli apostoli.

Le tombe dei giganti

Le tombe dei giganti sono sepolcri caratterizzati da unacamera funeraria lunga fino a 30 metri e alta 3, originariamente coperta da un tumulo simile a una barca rovesciata. La parte anteriore della struttura è delimitata da un semicerchio, a simboleggiare le corna di un toro, con al centro una stele alta fino a quattro metri, finemente scolpita e con una piccola apertura alla base.

Nel corso dei secoli, la struttura ha subito un’evoluzione architettonica, passando dal tipo dolmenico al tipo a filari con muratura orizzontale e infine all’isodomia, con l’aggiunta di portelli centrali architravati o ricavati in lastra trapezoidale.

L’isodomia è un termine utilizzato in architettura per descrivere una tecnica di costruzione in cui le pietre o i mattoni sono disposti in file orizzontali di altezza uniforme. Questa tecnica conferisce regolarità e uniformità alla struttura ed è spesso utilizzata per creare un aspetto estetico piacevole.

Le tombe dei giganti fungevano da luogo di omaggio per i defunti della comunità, accogliendo senza distinzione di rango le spoglie dei morti. Nel tempo, sono state utilizzate come ossari per ospitare gli scheletri dei defunti, probabilmente scarnificati prima della sepoltura, come indicano le tracce ritrovate sulle ossa. I culti legati a queste tombe sono associati al dio Toro e alla dea Madre, riflettendo il principio della rinascita legato alla morte come parte del ciclo vitale.

Le tombe dei giganti si trovano in tutta la Sardegna, ma sono particolarmente concentrate nella parte centrale dell’isola, dove se ne contano circa la metà, cioè quasi 400 tombe. Infatti, fino al 2003, erano conosciute 800 tombe dei giganti. Alcune delle più interessanti si trovano a Capichera, Lì Lolghi e Coddu Vecchju, vicino ad Arzachena, a Madau, vicino a Fonni, e a Tamuli, vicino a Macomer.

La tomba più antica, chiamata Su Cuaddu ‘e Nixias, si trova nel territorio di Lunamatrona (Sud – Sardegna). Costruita nei secoli 1700-1600 a.C., è un raro esempio di tomba dei giganti con una stele centinata nel centro-sud dell’isola.

Le tombe dei giganti sono presenti in diverse zone della Sardegna, suddivise per provincia: Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari e Sud Sardegna.

Come raggiungere i siti archeologici

Prima di visitare i siti archeologici in Sardegna, è consigliabile informarsi presso le autorità locali dei comuni interessati, poiché tali siti sono distribuiti in tutta la regione.Alcuni sono visitabili tutto l’anno altri solo durante i mesi estivi.

Copertina: Unspalsh

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