La Fontana di Trevi nell’omonima piazza è uno dei capolavori di Roma e uno dei suoi simboli più conosciuti in tutto il mondo. Immortalata da Federico Fellini nel film La dolce vita, ha fatto da sfondo all’iconica scena del bagno di Marcello Mastroianni e Anita Ekberg che ha rinnovato la sua celebrità universale. Come simbolo è stato spesso usato per rivendicazioni più o meno artistiche o politiche.
Gli ultimi sono stati alcuni attivisti per il clima che hanno versato del liquido nero a base di carbone vegetale nelle vasche della fontana in segno di protesta contro i pericoli del riscaldamento globale.
Per fortuna, è stato possibile ripristinare la Fontana di Trevi in tutto il suo splendore; a prescindere dalle motivazioni, è indubbio che ogni cittadino italiano provi dispiacere nel vedere un monumento simile ridotto in certe condizioni. E questo vale soprattutto per la Fontana di Trevi, che vanta una storia davvero straordinaria.

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La Fontana di Trevi tra storia e leggenda
La Fontana di Trevi è la più grande e scenografica tra quelle presenti a Roma. Costituisce la mostra dell’Acqua Vergine, cioè l’acquedotto fatto costruire da Marco Vipsanio Agrippa nel 19 a.C. per alimentare le terme. Si tratta di uno dei simboli indiscussi della città tanto che, ogni anno, sono milioni i turisti che giungono nella capitale per scattare una foto e gettare una monetina in segno di buon auspicio.
Sull’origine del suo nome aleggiano diverse ipotesi: la prima sostiene che “Trevi” derivi da “Trebium”, la località di provenienza vicino la Tiburtina; la seconda, invece, che derivi da “trivio”, cioè l’incrocio delle tre vie Collatina, Tiburtina e Prenestina da cui si origina l’acqua; la terza, infine, fa riferimento a Iuturna, la ninfa invocata durante i periodi di siccità e alla quale era stato dedicato un tempio dal nome “Trevi”.
Un primo restauro dell’acquedotto è stato effettuato nel 1453 per volere di Papa Nicolò V e per opera di Leon Battista Alberti e Bernardo Rossellini. La fontana, invece, inizia a prendere forma con Urbano VIII, che decise di sostituire il semplice acquedotto con un monumento imponente e maestoso, tanto da chiedere l’intervento di Gian Lorenzo Bernini. Entrambi, purtroppo, morirono prima che la fontana fosse ufficialmente ultimata; per questo motivo, oltre un secolo dopo, Papa Clemente XII invitò gli artisti dell’epoca a presentare dei progetti per completarla definitivamente. Tra le varie proposte vinse quella di Nicola Salvi.
I lavori si conclusero con Papa Clemente XIII e Giuseppe Pannini, che succedettero alla morte di Clemente XII e Nicola Salvi, nel 1762.

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Cosa rappresenta la Fontana di Trevi?
La Fontana di Trevi è un’opera monumentale conosciuta in tutto il mondo, anche e soprattutto per ciò che rappresenta: la sua parte centrale si sviluppa come un arco di trionfo con una grande nicchia e, lateralmente, colonne corinzie. In alto e centralmente è presente l’iscrizione “Clemens XII Pont Max” in onore a Papa Clemente XII.
La fontana comprende anche quattro statue realizzate nel 1735 che simboleggiano (a partire da sinistra) l’abbondanza, la fertilità, i doni dell’autunno e l’amenità dei prati. All’interno della nicchia centrale, invece, è posizionata la statua di Oceano, che si trova sopra una grande conchiglia trainata da due cavalli marini alati (uno pacifico, l’altro rabbioso) guidati da due tritoni, uno giovane e uno adulto, che evidenziano le caratteristiche dell’uomo e della natura.
Lateralmente alla nicchia, poi, si trovano le statue della salubrità e dell’abbondanza, realizzate da Filippo Della Valle, mentre i rilievi rappresentano la Vergine che mostra la sorgente ai soldati.

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Fontana di Trevi e tradizioni
La prima tradizione che viene in mente quando si parla della Fontana di Trevi è il famoso lancio della monetina, un gesto al quale nessun turista può rinunciare; bisogna mettersi di spalle, chiudere gli occhi, poggiare la mano destra sulla spalla sinistra, lanciare la moneta e girarsi velocemente: se si riesce a fermare con lo sguardo il momento in cui la monetina tocca l’acqua, allora significa che si farà ritorno a Roma!
Ma esiste anche un’altra tradizione, decisamente più romantica ma meno conosciuta: in passato, quando i ragazzi si trovavano in procinto di partire per lavoro o per il servizio militare, le fidanzate erano solite far bere loro l’acqua della fontana da un bicchiere nuovo per poi romperlo loro stesse per simboleggiare un patto di eterna fedeltà.
Oggi la tradizione presenta una nuova versione: i giovani innamorati devono bere insieme dalla Fontanina degli Innamorati, che si trova alla destra del monumento, per assicurarsi che il loro amore e la fedeltà reciproca durino per sempre.

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Fontana di Trevi come simbolo di protesta (e non solo)
I monumenti della capitale sono da sempre oggetto di attacchi da parte di attivisti e ambientalisti, come accennavamo all’inizio gli ultimi sono stati alcuni membri di Ultima Generazione preoccupati del riscaldamento globale. Ma gia nel 2008 una cascata di ben 500 palline di plastica colorate ha invaso la Scalinata della Trinità dei Monti per finire dentro la fontana della Barcaccia e nell’ottobre 2017, la Fontana di Trevi è stata riempita di vernice rossa. In entrambi i casi, per fortuna, i monumenti non hanno subìto danni permanenti, ma il responsabile è stato identificato e portato a processo: si trattava di Graziano Cecchini, ribattezzato per l’occasione “il tintore di Trevi” condannato, alla fine, a 8 mesi di reclusione.
La Fontana era stata imbrattata esattamente dieci anni prima e Cecchini, a suo dire, con il suo gesto voleva evidenziare il fatto che nonostante il passare degli anni le condizioni di Roma fossero rimaste invariate. Come abbiamo visto quella che per lui era un’eperienza di pop art futurista è stata giudicata un reato.

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Ma la Fontana di Trevi non può e non deve messere ricordata e conosciuta solo come simbolo di protesta, ma anche come protagonista di film memorabili, primo tra tutti “La Dolce Vita” di Federico Fellini: come dimenticare, infatti, la bellissima Anita Ekberg che invitava l’affascinante Marcello Mastroianni a fare un bagno con lei proprio nelle acque della fontana?

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Per non parlare, poi, di “Tototruffa 62”, un film di Camillo Mastrocinque, in cui Totò non solo cercava di vendere la Fontana di Trevi, ma ne cedeva i diritti d’autore per le foto scattate dai vari turisti, e di “C’eravamo tanto amati”, di Ettore Scola, con protagonisti Vittorio Gassman e Nino Manfredi.
Insomma, se il monumento romano viene spesso preso di mira per protestare e attirare l’attenzione su argomenti di attualità, è anche vero che nell’immaginario collettivo rimane profondamente impresso per le leggende e le tradizioni che lo caratterizzano da sempre, oltre che per la maestosità e la bellezza che riesce a trasmettere già al primo sguardo.
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