Cosa fare a Pasqua in Italia? Per rispondere alla tua domanda ho pensato di proporti Sa Chida Santa, che in sardo significa Settimana Santa.
Sa Chida Santa
In tanti paesi della Sardegna infatti, la Settimana Santa rappresenta uno dei momenti più intensi dell’anno, pervasa dalle tradizioni mistico-religiose che caratterizzano il periodo Quaresimale.
Ogni singolo paesino, dalla costa fino ai brulli villaggi dell’entroterra, celebra riti e cerimonie che affondano le loro radici al tempo della dominazione spagnola e catalana nell’isola, la cui eco si spande lungo le strade che risuonano di preghiere e litanie ancestrali e suggestive.
Sa Pasca Manna
La festa tradizionale della Pasqua, anche chiamata “Sa Pasca Manna” richiama un’atmosfera particolarmente sentita in Sardegna, da credenti e non, grazie alla sua corolla di esperienze che invocano l’empireo immanente ed i suoi beati.
La Passione di Cristo rivive e si rivive nelle penitenze e nei digiuni ancora praticati in Sardegna e giunge all’apice nel giorno del venerdì Santo, nella sera più coinvolgente e seducente, quando il Crocefisso, sovrastato da un baldacchino candido, sfila per le strade dei paesi e delle cittadine seguito da sua Madre in cordoglio che, vestita a lutto, ne piange la scomparsa terrena.
Sa Pramas e is Nenneres
La Settimana Santa si apre con la celebrazione della Domenica delle Palme, un’esperienza attentamente imbastita durante le settimane precedenti dai Frati Cappuccini e dalla Prioressa de Sa Prama.
In alcuni paesi come Laconi, donne e uomini del paese si dedicano al rituale de Sa Pintadura de Sa Prama, ossia alla decorazione delle palme le cui foglie vengono conservate dai giovani e dagli anziani per essere plasmate in forma di evocativi intrecci e decori allegorici come Sa Cocciula che può essere arricchita da is Pitzicorros e Su Pàssiu, che resta in possesso del sacerdote e viene impreziosita da Su Siddu o il Sigillo, Sa Ruxi, ossia la Croce”, Su Calixi o il Calice, Su Sole e Sa Nuxi, la noce.
I nenneres o germogli di grano, decorano invece il sepolcro che ospiterà il corpo del Cristo durante il rituale del Giovedì Santo. In questo caso la nuance del grano appare pressoché diafana in quanto il seme viene fatto appositamente germogliare, circa 30/40 giorni prima, generalmente sotto il letto, al buio di un simbolico sepolcro.
Is Baballottis e is matraccas
Martedì Santo si svolge la processione dei Misteri con i sette simulacri che ricordano la Passione di Gesù Cristo, portati in spalla da is Baballottis (dal sardo campidanese baballotti, “animaletti”), ossia persone che indossando una tunica bianca e con il capo coperto da un cappuccio che richiamano la figura del boia, ma in realtà simboleggiano le anime in pena per l’assassinio del Cristo.
Al crepuscolo del Giovedì Santo, le zone del Sulcis Iglesiente si riempiono di Baballottis, che accompagnano il simulacro della Madonna Addolorata in cerca del Figlio peregrinante nelle chiese della città e si muovono al suono di tamburi e matraccas, antichi strumenti costituiti da ruote dentate su un supporto di legno che, fatti roteare, creano frastuono.
La processione dei Misteri, s’Iscravamentu
Tra gli eventi emblematici e più densi di fascino relativi a cosa fare a Pasqua in Italia, risalta La processione dei Misteri, una liturgia che richiama il “giorno di sdegno” del Cristo nei confronti dei mercati che, come narra il Vangelo, vennero cacciati per aver trasformato il tempio in un mercato di affari.
Un altro rito che trasuda fede e credenza, interessante da vedere se non sai cosa fare a Pasqua in Italia, è s’Iscravamentu, ossia il rito di deposizione di Gesù dalla croce che segue la processione in ricordo dell’ascesa al Calvario che caratterizza il Sabato Santo. In effetti, etimologicamente, il termine Scravamentu o Iscravamentu deriva dal termine sardo moderno cravai ossia “infilare” che, anteposto il prefisso negativo “s” significa “togliere”.
Nella testimonianza degli evangelisti Gesù morì sulla croce alle tre del pomeriggio di un venerdì. Poco dopo gli fu squarciato il cuore con un colpo di lancia e fu deposto. Ormai incombeva il tramonto e con esso l’obbligo dell’assoluto riposo sabbatico imposto agli ebrei dalla legge mosaica. Il corpo del Crocifisso venne quindi ripulito alla meglio, avvolto in un lenzuolo e frettolosamente racchiuso in un sepolcro scavato presso il luogo del supplizio.
Il Sabato Santo, nella realtà storica, fu un giorno di silenzio e di attesa. Attesa della resurrezione, avvenuta nelle prime ore della Domenica di Pasqua.
Gli stessi eventi rianimano la Settimana Santa ed il corpo in Simulacro viene pulito e deposto dalla croce dai fedeli per poi essere deposto su una lettiga ricamata e imbastita da veli e pizzi per poi essere portato a spalla dagli uomini in processione e pianto durante la Veglia pasquale.
S’Incontru e s’Inserru
Durante la notte del sabato, al canto del Gloria, entra nelle cattedrali il Cristo Risorto, mentre la mattina della Domenica di Pasqua, il simulacro della Madonna incontra quello di suo Figlio Risorto nella piazza principale della città avvolta dal clamore e dall’emozione della folla per il momento de S’Incontru (l’incontro). Le due statue simulano un triplice inchino per poi avviarsi verso la chiesa principale di ogni paese in cui si celebra la Santa Messa e si aprono le celebrazioni per la Resurrezione.
I riti si concludono la sera del Martedì dopo Pasqua, con la processione di S’Inserru, culmine massimo di un periodo mistico e sacro come la terra in cui rivive.