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Volta scopre il metano

Tra le maggiori figure del Bel Paese, un ruolo fondamentale è stato ricoperto da Alessandro Volta, chimico, fisico ed ingegnere italiano ma conosciuto in tutto il mondo per la straordinario scoperta del metano, oltre che per l’invenzione del primo generatore elettrico e per la pila.

La scoperta del metano avviene in una maniera che si potrebbe definire accidentale. Era il 31 gennaio del 1776 quando il giovane Volta scoprì che presso Angera sul Lago Maggiore l’aria nativa delle paludi era infiammabile. Questa prima idea di cosa potesse essere il metano, in un primo momento chiamò col nome di “gas delle paludi”, lo portò ad approfondire la questione con studi e ricerche che avevano come fulcro le cosiddette arie infiammabili.

La curiosità che lo spinse ad osservare il fiume derivava dal fatto che tempo prima un suo caro amico, Carlo Giuseppe Campi, gli aveva raccontato di un fatto bizzarro accaduto proprio in quelle acque.

Infatti, sul corso del fiume si notavano spesso fiammelle azzurre che illuminavano le acque. Volta, incuriosito dal racconto dell’amico, si recò subito in loco.

Giunto a destinazione, provò a smuovere il fondo melmoso e si accorse della risalita in superficie delle piccole bolle di gas. Le raccolse all’interno di alcune bottigliette per poter studiare in laboratorio. Fin da subito capì che questa sostanza non è altro che del materiale in decomposizione di origine animali e vegetali e che può incendiarsi con scariche di corrente o con la fiamma.

Oltre che ad Angera, notò un fenomeno simile nel 1780 a Pietramala, tra Bologna e Firenze e un anno più tardi anche a Velleia sulle colline di Piacenza.

Il gas scoperto da Alessandro Volta non era altro che metano, combustibile fossile che appartiene alla famiglia degli idrocarburi, composti chimici costituiti da idrogeno e carbonio.

Gli studi di Alessandro Volta permisero di scoprire che il metano è il risultato della decomposizione di alcune sostanze organiche in assenza di ossigeno. Infatti, nella maggior parte dei casi il metano viene ottenuto per estrazione dai suoi giacimenti sotterranei, dove spesso è abbinato ad altri idrocarburi, che sono per l’appunto il frutto della decomposizione di sostanze organiche sepolte in profondità in tempi preistorici.

Proprio per questa ragione il metano è presente nella maggior parte dei casi nei giacimenti di petrolio, anche se esistono immensi giacimenti di solo metano. Questo particolare combustibile deriva dalle rocce madri, da cui è possibile estrarre in progressione, attraverso il cracking del kerogene, molti altri idrocarburi, dai solidi come il bitume, ai liquidi, come il petrolio, fino ai gassosi, come il metano stesso.

Durante l’estrazione del petrolio, infatti, risale in superficie anche il metano, in media in quantità pari allo stesso petrolio. Tuttavia, quando durante l’estrazione del petrolio i giacimenti si trovano in mare aperto, o in luoghi lontani dai quelli di consumo, è quasi impossibile recuperare quel metano.

Questo infatti verrà bruciato all’uscita dei pozzi senza essere utilizzato in alcun modo.

Un’altra curiosità sul metano è che circa due terzi del gas estratto non viene utilizzato, a causa dell’eccessivo costo del trasporto del gas naturale nei gasdotti. Si parla infatti di una cifra che è ben quattro volte più alta di quella del petrolio, dal momento che la densità del gas è molto minore.

 

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