Nel luogo in cui sorge ora la chiesa si trovavano un tempo l’antica cattedrale di Santa Maria Maggiore e la Basilica di Santa Tecla. Dopo il crollo del campanile, l’arcivescovo Antonio de’ Saluzzi, con il consenso della popolazione, promosse la ricostruzione di una nuova e più grande cattedrale che sorgesse sul luogo del più antico cuore religioso della città. Ad assumere il controllo dei lavori fu il Signore Gian Galeazzo Visconti, imponendo un progetto assolutamente ambizioso. Il materiale scelto per la realizzazione della maestosa costruzione fu il marmo bianco di Candoglia e le forme architettoniche quelle del tardo gotico di ispirazione renano-boema. Il desiderio di Gian Galeazzo, infatti, era quello di dare alla città un grandioso edificio al passo con le più aggiornate tendenze europee, che simboleggiasse le ambizioni del suo Stato che, nei suoi piani, sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra.
Due sono i caratteri distintivi della cattedrale: il primo è il compromesso tra verticalità gotica e orizzontalità lombarda, il secondo è l’abbondanza di decorazioni scultoree realizzate tra il XIV e il XX secolo. Numerosissimi i maestri che si alternarono nella decorazione, italiani e stranieri, rinascimentali e barocchi, neoclassici e art dèco. Tra le sculture degne di nota, ricordiamo il monumento a Gian Giacomo Medici per opera di Leone Leoni che si può ammirare all’interno della cattedrale nel transetto destro. L’opera più celebre è il San Bartolomeo scorticato di Marco D’Agrate, che rappresenta il santo con la pelle scorticata portata sulle spalle come una stola.
Con le sue cinquantacinque vetrate monumentali, il duomo è inoltre una straordinaria testimonianza della storia dell’arte vetraria dall’inizio del Quattrocento alla fine del Novecento. Alla loro produzione collaborarono, nel corso dei secoli, maestri vetrai di scuola italiana, fiamminga e tedesca. Sospeso sopra l’altare maggiore e racchiuso all’interno di una grande croce, reso visibile grazie a una luce rossa sempre accesa, vi è il Sacro Chiodo, una specie di briglia di circa 30 centimetri, la reliquia più preziosa della cattedrale, rinvenuto da sant’Elena e utilizzato da suo figlio, l’imperatore Costantino, come morso del suo cavallo.
Se vi trovate a Milano, vi suggeriamo di non perdere l’occasione di far visita alle terrazze della cattedrale, dalle quali è possibile ammirare la fitta foresta di guglie, pinnacoli, statue e archi rampanti, oltre a godere di una splendida vista sulla città.