Se state passeggiando per le calli veneziane e un certo languorino inizia a farsi sentire, di certo non mancheranno trattorie e ristorantini tradizionali che possano soddisfare il vostro palato. Ma se quello che cercate è un’esperienza di gusto più vera e più tipica, il mio consiglio è quello di lasciarvi tentare dallo street food di Venezia.
E quando parlo di street food, non mi riferisco ai caratteristici e accattivanti truck che in molte occasioni colorano le principali piazze delle città italiane. Parlo piuttosto di un modo diverso di vivere e assaggiare Venezia, gustando i suoi piatti più rinomati senza per forza “fermarsi a mangiare”.
A Venezia le strade si chiamano calli, sono fatte d’acqua, quindi già questo ci fa capire come anche lo “street food” diventi qualcosa di diverso, unico, come unica è la città di cui parliamo. E’ bene precisare che esistono due versioni di street food di Venezia: il più classico asporto “da strada” da mangiare al volo e i cosiddetti “cicheti” proposti dai “bàcari”.
Ma andiamo in ordine.
Lo street food di Venezia: “El scartosso de frito”
L’ asporto veneziano per eccellenza è “el scartosso de frito”, che tradotto dal dialetto è “il cartoccio di fritto”, più precisamente il pesce fritto servito in cartoccio. Lo “scartosso” (cartoccio) è l’involucro di carta, a forma conica, riempito di calamaretti e anelli di seppia fritti, magari accompagnati da verdurine pastellate o da un fettina di polenta arrostita.
Una versione mignon della classica portata di fritto che si ordina al ristorante. Una vera e propria carica di energia da smaltire con i passi lunghi e veloci che Venezia richiede.
Quando si ha voglia di rallentare per gustarsi i suggestivi scorci della città senza rinunciare ad un buon piatto tradizionale, l’ideale è proprio optare per questa soluzione: del buon cibo da mangiare per strada continuando ad esplorare le calli che si snodano fino a piazza San Marco.
E mentre siete lì, con una mano dentro il cono di pesce fritto e l’altra che lo stringe per non farlo cadere, non dimenticatevi di rallentare. Alzate lo sguardo. Che siate in un campo o in una calle, soffermatevi a gustare quel momento speciale fatto di bellezza e sapori.
I “Chicheti” veneziani
Se invece avete voglia di vivere lo street food di Venezia nel senso più “tipico” del termine, l’esperienza che non potete farvi mancare è l’“andar par bàcari” ovvero provare il “bàcaro tour” degustando “cicheti” e qualche “ombra”.
Innanzitutto è necessario un piccolo glossario per comprendere questi bizzarri termini dialettali. I “bàcari” sono dei tipici locali veneziani. Il nome pare derivi dal dio Bacco e si dice che fossero gli stessi venditori di vino che, verso la fine dell’‘800 iniziarono ad essere chiamati per l’appunto “bàcari”. Sono locali semplici, dal fascino rustico, in cui vengono serviti i famosi “cicheti”, dei veri e propri spuntini formato finger food.
Si tratta di piatti della tradizione veneziana: crostini con baccalà mantecato, piccole porzioni di polipetti, crostini di polenta e, ancora, fagioli in umido, alici marinate, mezzo uovo con l’acciuga, polpette. Per non parlare degli assaggi di zucca in saor, sarde in saor e di fegato alla veneziana. Ovviamente non può mancare un’ombra di buon vino, di solito del Prosecco, per accompagnare tali delizie dello street food di Venezia. “Andar par bàcari” è un’esperienza che almeno una volta nella vita, se ci si trova a Venezia, bisogna provare.
Cosa si beve passeggiando per Venezia?
L’”ombra de vin” è un modo di dire usato in tutto il Veneto per indicare un bicchiere di vino. Esistono diverse ipotesi sull’origine di questa usanza lessicale. Un’antica unità di misura forse, oppure il fatto che, in tempi lontani, i venditori di vino, in Piazza San Marco, fossero soliti spostare i loro banchetti di mescita seguendo il fresco dell’ombra del campanile.
Fatto sta che “un’ombra de vin” resta, secondo me, un gergo dialettale simpatico e folcloristico tanto che, da veneta quale sono, mi fa sempre molta simpatia usare o sentir usare questa espressione.
Avventurarsi tra le calli, anche le meno conosciute, prima di pranzo per trovar riparo dal sole estivo o verso sera, per vivere un aperitivo godendo del cibo e del vino veneto, se non è “street food” questo, allora non saprei come altro chiamarlo.
Che si tratti del “fritto in scartosso” o dei “cicheti”, lo street food di Venezia è un patrimonio unico nel suo genere.
Immagine di copertina: Meeters