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Pliocene, quando in Piemonte c’era il mare 

Una volta, in Piemonte c’era il mare. Sembra assurdo da credere ma, sebbene si stia facendo riferimento a un’epoca antichissima, è la pura verità. Gran parte delle pianure e delle colline piemontesi erano, infatti, ricoperte da un grande bacino colmo di vita, caratterizzato da piante e animali ormai estinti, una barriera corallina, vegetazione tropicale e numerose specie di elefanti, ippopotami, iene e ghepardi.  

Nonostante sia trascorso, ormai, molto tempo, è possibile avere un’idea di come fosse la situazione grazie alla grande varietà di reperti e fossili rinvenuti sul territorio, custoditi in punti specifici aperti al pubblico.  

Storia del Mare Padano 

La genesi del cosiddetto Mare Padano ha inizio circa 228 milioni di anni fa, quando le terre emerse della Pangea hanno iniziato ad allontanarsi, lasciando che le acque degli oceani si insinuassero tra le placche terrestri. In questo modo, l’Italia si è trasformata in una grande terra di mezzo, compresa tra Africa ed Europa, attraversata da animali e piante per andare a colonizzare territori inizialmente lontani e sempre più estesi.  

Circa 5 milioni di anni fa, nel Pliocene, la condizione del Piemonte era più o meno questa: le coste del Mare Padano bagnavano Torino, il Monferrato era una sorta di isola che emergeva dalle acque, le Langhe costituivano una penisola e tra Cuneo e Alessandria si trovava un grande golfo. Questo braccio di mare è stato chiamato dai geologi Bacino Pliocenico Astigiano.  

Fonte: museotorino.it

Per diversi milioni di anni si sono alternate numerose glaciazioni; al termine dell’ultima, diversi ghiacciai si sono sciolti scatenando un’intensa attività erosiva che, facendo accumulare molti sedimenti, hanno dato vita alle colline moreniche e alla Pianura Padana.  

A testimonianza dell’iniziale presenza del mare in Piemonte rimangono i numerosissimi fossili di conchiglie e i resti di granchi, squali, delfini e balenottere. Nelle Langhe e nel Monferrato, per esempio, sono stati ritrovati diversi fossili e ossa di elefanti e rinoceronti.  

Dove si possono osservare i fossili in Piemonte? 

I fossili e i reperti che confermano la presenza del mare in Piemonte si possono oggi ammirare in diverse località della regione, in particolare tra l’Astigiano e il Monferrato, dove sorgono aree protette, itinerari, percorsi e musei appositamente dedicati.  

I più appassionati possono partecipare a visite guidate, laboratori e attività didattiche supervisionate da esperti del settore, che lasciano ampio spazio anche ai bambini e a gruppi di classi provenienti dalle scuole. I punti di principale interesse sono:  

La Riserva Naturale Speciale della Valle Andona, Val Botto e Val Grande 

All’interno della Riserva Naturale Speciale della Valle Andona, Val Botto e Val Grande si trova uno dei giacimento fossiliferi più famosi di tutto il Piemonte. Istituita nel 1985 con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare il patrimonio paleontologico del luogo, è formata da due settori collinari ubicati nella parte occidentale del territorio astigiano.  

Fonte: astipaleontologico.it

Lungo le pareti delle colline è possibile ammirare numerose conchiglie e diversi resti di vertebrati, sia marini che terrestri, ma non solo: sono presenti anche tante testimonianze di insediamenti umani di epoca preistorica, risalenti quindi a più di 10mila anni fa. 

Il Sentiero dei Fossili – Ecomuseo delle Rocche del Roero 

L’Ecomuseo delle Rocche del Roero comprende il Sentiero dei Fossili, un percorso ad anello che è possibile percorrere sia in bici che a piedi; durante il tragitto si possono ammirare non solo i resti di conchiglie, pesci e frammenti di foglie, ma anche bellissimi panorami e pareti sabbiose.  

Fonte: ecomuseodellerocche.it

Il percorso attraversa paesaggi molto diversi tra loro: si passa dai boschi che circondano Monteu Roero al fondovalle, tra vaste aree pianeggianti e coltivate, per poi risalire tra colline ricoperte da vigneti. Il tragitto è segnato da pannelli illustrativi che indicano anche il senso di marcia.  

La Riserva Naturale della Val Sarmassa 

Istituita nel 1993 dalla Regione Piemonte, la Riserva Naturale della Val Sarmassa si propone di salvaguardare una zona particolarmente interessante per via del suo patrimonio paesaggistico, che consiste in un ambiente vario e incontaminato, caratterizzato da colline ricche di boschi, campi coltivati, prati e vigneti.  

Fonte: astipaleontologico.it

A livello archeologico e paleontologico, la Val Sarmassa fa parte del grande Bacino Pliocenico Astigiano, dove è possibile ammirare fossili di molluschi e resti di mammiferi marini ormai scomparsi.  

La Riserva Naturale degli Stagni di Belangero 

La Riserva Naturale degli Stagni di Belangero si trova ad Asti, sulla riva destra del fiume Tanaro. Consiste in una piana colma di stagni, paludi e ambienti molto umidi che si rivelano l’habitat ideale per un gran numero di animali, tra cui l tritone Triturus Carnifex e il rospo Bufo Viridis, due anfibi a rischio estinzione.  

Fonte: astipaleontologico.it

Proprio in quest’area, nel 2003, è stato ritrovato il fossile di un grande delfinide, riemerso a seguito di un abbassamento delle acque del Tanaro: si tratta di un animale adulto, lungo circa 2,5 metri, i cui resti sono attualmente esposti al Museo Paleontologico di Asti.   

Il Museo Paleontologico Territoriale dell’Astigiano 

Fondato nel 2013, il Museo Paleontologico Territoriale dell’Astigiano raccoglie importanti reperti geo-paleontologici degli ultimi 25 milioni di anni, soprattutto conchiglie di molluschi, resti scheletrici di enormi mammiferi come delfini e balene e un acquario che riproduce l’antico ecosistema del Mare Padano.  

Fonte: astipaleontologico.it

La collezione del museo custodisce circa 14mila campioni fossili, suddivisi per località di provenienza, ai quali si aggiungono altri reperti di mammiferi marini come la Balenottera di Valmontasca e il Delfino di Settime e testimonia l’incredibile storia del nostro più remoto passato. 

Copertina: monferratontour

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