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La più grande piazza d’Italia è nella Reggia di Caserta 

Quando Re Carlo di Borbone commisionò a Luigi Vanvitelli la Reggia di Caserta, aveva in mente di fare concorrenza a Versailles. Oggi oltre al magnifico palazzo reale possiamo ammirare anche l’ex piazza d’armi che si è aggiudicata il titolo di piazza più grande d’Italia: si tratta di Piazza Carlo di Borbone che, con i suoi 130mila metri quadri di prato, è custodita all’interno della Reggia di Caserta

Progettata da Luigi Vanvitelli nella seconda metà del Settecento e portata a termine dal figlio Carlo nei primi anni dell’Ottocento, l’ex piazza d’armi dalla forma ellittica fa parte di un ben più ampio progetto che vedeva nella reggia casertana il punto di partenza delle cinque strade più importanti della città.  

Fonte: campania.info 

All’inizio del XXI secolo, la piazza è stata sottoposta a un lungo intervento di restauro e riqualificazione per riportarla al progetto originale di Vanvitelli: l’area è diventata totalmente pedonale, sono stati piantati numerosi alberi e arbusti e anche l’impianto di illuminazione è stato sistemato. Al di sotto della piazza, poi, è stato realizzato un parcheggio, utile anche per la vicina stazione ferroviaria.  

Nel luglio 2020 la piazza ha cambiato nome: da Piazza Carlo III è diventata Piazza Carlo di Borbone; nonostante il re sia sempre lo stesso, nel secondo caso riveste il ruolo di Re di Napoli e non di Re di Spagna, il che lo rende più idoneo al contesto.  

Reggia di Caserta: la storia 

La storia della Reggia di Caserta è segnata da personaggi illustri e da progetti molto ambiziosi. Nasce come residenza reale, storicamente e sentimentalmente legata ai Borbone delle Due Sicilie e voluta da Carlo di Borbone in persona; è stato lui, infatti, a posare la prima pietra con la quale ha dato il via ai lavori di costruzione, cioè il 20 gennaio 1752. 

Tutto inizia, in realtà, l’anno prima quando Carlo acquista dalla famiglia Caetani di Sermoneta il feudo di Caserta che, al suo interno, ospita anche un’immensa villa, con l’obiettivo di valorizzarlo e trasformarlo nel nuovo centro amministrativo del regno. Adeguatamente lontana dal Vesuvio e da eventuali attacchi pirati, Caserta si presta come città autosufficiente e ben organizzata. Come architetto il re sceglie Luigi Vanvitelli, già noto per aver partecipato al restauro della Santa Chiesa di Loreto. 

I lavori procedono molto velocemente fino a quando Re Carlo decide di lasciare l’Italia per tornare in Spagna; è il 1759 quando gli succede Ferdinando IV e, solo qualche anno più tardi, i lavori subiscono una battuta d’arresto a causa prima del colera e poi della carestia. Nel frattempo, nel 1773 Luigi Vanvitelli muore e il suo posto viene preso dal figlio Carlo.  

Fonte: casertanews.it 

La reggia viene finalmente ultimata nel 1845: nonostante non rispetti fedelmente il progetto iniziale, si rivela un vero e proprio capolavoro.  

Nel 1919 passa nelle mani del demanio statale, nel 1943 diventa quartier generale degli alleati, mentre nel 1945 fa da scenario alla resa nazista.  

Nel 1997, la Reggia di Caserta è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco.  

Gli Interni della Reggia 

La Reggia di Caserta è composta da oltre 1200 stanze e, di conseguenza, circa 1742 finestre, tutte disposte secondo un ordine ben preciso. Internamente, ciascuna stanza è riccamente decorata, inneggiando al lusso e allo sfarzo.  

Fonte: reggiadicaserta.cultura.gov.it 

Tra gli interni più belli rientra la Cappella Palatina, realizzata e personalmente decorata da Vanvitelli. A seguire il Teatro di Corte, un vero e proprio capolavoro dell’architettura del XVIII secolo e fonte di ispirazione di architetti operanti in tutta Europa.  

Il Parco della Reggia 

L’attuale Parco della Reggia di Caserta non è quello progettato inizialmente da Luigi Vanvitelli; questo perché, in corso d’opera, gravi problemi economici non hanno consentito l’ultimazione dei lavori prestabiliti. Di conseguenza, l’idea di giardino, inteso come insieme di viali infiniti che si perdono tra le campagne e praterie con boschetti e specchi d’acqua, è stata sostituita da quella di parco, una delle espressioni più significative dell’arte barocca.  

Fonte: mywowo.net 

Il Parco della Reggia è, infatti, l’ultimo esemplare di realizzazioni tipiche del Seicento e del Settecento che puntavano sull’espressione della regalità tramite forme esteriori maestose e imponenti. Vanvitelli, in tal senso, si sarà sicuramente fatto ispirare dai parchi sparsi all’epoca in tutta Europa, in primis a Versailles. 

Il giardino inglese 

Il vialone centrale, chiamato anche “via dell’acqua”, conduce alla Fontana di Diana e Atteone; sulla destra, ecco spuntare il giardino inglese, un piccolo parco dentro il parco che custodisce al suo interno piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo.  

Fonte: visititaly.com 

A progettarlo è stato Carlo Vanvitelli con l’aiuto del giardiniere britannico John Andrew Graefer per volontà della regina Maria Carolina. Oltre alle bellezze naturali, il giardino è stato arricchito anche con vari elementi architettonici tipici dell’epoca, rendendolo unico e speciale.  

Cosa mangiare a Caserta: piatti e vini tipici 

Se c’è una cosa che ai casertani non manca è indubbiamente l’amore per il cibo e per la buona cucina; chiunque si rechi a Caserta per ammirare la straordinaria Reggia (e non solo) avrà sicuramente voglia di fermarsi in un ristorante per ordinare una prelibatezza del luogo.  

Fonte: italiani.it 

Cosa scegliere? Ecco i migliori piatti da provare: 

  • menesta ‘mmaretata: in italiano si chiama “minestra maritata” e consiste in una pietanza che viene servita solitamente in occasione di Pasqua e Natale e che “sposa” la carne con le verdure; 
  • pettolelle con fagioli: pasta fatta in casa con farina, uova e sale condita con fagioli cannellini, olio extravergine di oliva, aglio, prezzemolo tritato, origano, sale e pepe; 
  • cianfotta: uno stufato molto simile alla caponata siciliana a base di peperoni fritti con aglio, cipolla, patate, melanzane, peperoncino, pomodori ed erbe aromatiche, accompagnato dal pane bruscato; 
  • maialino nero casertano: è un prodotto-simbolo della provincia che, solitamente, accompagna la pietanza principale e che può essere servito sotto forma di salsicce, capocolli, pancette e soppressate; 
  • struffoli: un dolce tipico del periodo natalizio, cioè palline di pasta realizzata con farina, uova, strutto, zucchero e liquore all’anice, fritte nell’olio o nello strutto e avvolte nel miele caldo, per poi essere decorate con frutta candita, pezzetti di zucchero e confettini colorati.  

Ogni piatto tipico richiama, ovviamente, un calice di vino locale; immancabili l’Aversa Asprinio nelle sue varianti Alberata e Spumante, il Falerno del Massico (bianco, primitivo o bianco) e il Galluccio (bianco, rosso o rosato). La cucina casertana vi farà sentire come un re, ma non dimenticate di bere responsabilmente. 

Copertina: cottocusimano

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