Prendendo il nome da un’opera di Giulio Paolini, Ennesima (appunti per la descrizione di sette tele datate 1973), la cui prima versione è suddivisa, per l’appunto, in sette tele, è stata data vita a una serie di progetti espositivi che si mostrano a noi sotto forma di sette mostre diverse, eppur legate tra di loro. Infatti, come spiega lo stesso De Bellis, cercare di raccogliere e compattare in un’unica mostra tutta la storia dell’arte anche solo contemporanea del Belpaese sarebbe impresa impossibile, e forse anche sbagliata. Invece, suddividendola in sette piccoli sottotemi, si può essere più precisi e cogliere meglio le singole realtà che vanno a comporre l’enorme e stupendo mosaico d’insieme. Intanto i numeri, già di per sé capaci di rendere l’idea dell’evento: 120 opere di oltre settanta artisti attivi dagli anni ’60 fino a oggi, divisi in sette stanze e arrivando a occupare l’intero primo piano della Triennale.
E quindi le mostre, a partire dalla collettiva tematica sulla scrittura d’immagine, per poi virare sull’immagine della scrittura, con il famoso Gruppo 70 e la poesia visiva. La sala successiva è dedicata alla personale di Alessandro Pessoli, italiano classe ’63 che vive e lavora a Los Angeles. A dare però la svolta all’intero percorso è la meravigliosa sezione dedicata alle performance, che de Bellis ha analizzato concentrandosi sulle specificità italiane nell’approccio a questa particolare forma espressiva. La quinta sala è poi dedicata al tema della documentazione e dell’archivio dello Spazio di via Lazzaro Palazzi, e qui ci si imbatte anche in “Avanblob”, una vera e propria mostra nelle mostre cui si accede attraverso una piccola porta rossa. Nella sesta ci si imbatte nella collettiva generazionale con artisti più giovani e lavori datati 2015, e ne resta una settima, ovviamente ennesima mostra: quella dedicata al Site-Specific, con i “Temporali” di Alberto Garutti che fanno accendere delle luci quando cade un fulmine in Italia.
Sette tentativi, sette suggerimenti, sette possibili analisi e interpretazioni dell’arte italiana contemporanea, che privilegiano quindi una frammentazione di prospettiva rispetto a una riduttiva visione univoca, permettendo così di avvicinarsi al vastissimo e spesso generalizzato mondo dell’arte contemporanea italiana con una forte visione singola e d’insieme, senza mai perdere il filo rosso che le lega.