Dici Fabrizio De André, e pensi Bocca di rosa, o Don Raffaè, o a quel pescatore assopito all’ombra dell’ ultimo sole o ancora a Genova che fa da sfondo alle sue storie cantate. Oppure alla sua amata Sardegna, dove aveva scelto di vivere, dove venne rapito e dove tornò a vivere perchè come diceva parlando di quella terra: “Mi sento più contadino che musicista.
Questo è il mio porto, il mio punto d’arrivo. Qui voglio vivere, diventare vecchio”. La sua eccezionale discografia, mai banale, arricchita da una ricerca musicale senza sosta, i testi contaminati da dialetti, con la costante consapevolezza dell’importanza della singola parola, ha raccontato l’Italia per poco meno di quarant’anni. Il suo non volersi omologare, il definirsi anarchico gli attirarono l’attenzione dei servizi segreti, ma de André era contro ogni guerra e la rivoluzione l’ha fatta cantando.
Fabrizio de Andrè detto Faber grazie all’appellativo che gli diede il suo amico Paolo Villaggio, è ancora ad oggi considerato tra i personaggi più influenti nel panorama della musica leggera italiana, con lui cominciamo a raccontare i principali cantautori che hanno segnato la musica leggera italiana negli ultimi decenni.
De André era uomo colto, anticonformista, introverso ma sempre pronto al confronto, che si è caratterizzato per la sua vicinanza alla gente comune anzi, a coloro più deboli ai quali dedicava spesso i suoi testi ed è rimasto sempre lontano dalle logiche commerciali dello show business, affermandosi come uno dei maggiori cantautori di sempre.
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Fabrizio De André: infanzia e gioventù
Faber nasce il 18 febbraio del 1940 a Genova da una famiglia modesta ma pare di origini nobili. Fin da piccolo, alle scuole elementari e medie, si fa notare per la sua prerogativa anticonformista: non va d’accordo con gli insegnanti al contrario dei suoi compagni con i quali è sempre molto gentile.
Un suo professore del liceo classico lo ricorda come un ragazzo trasgressivo, estroverso, intelligente ma diverso con la strana abitudine di lasciare a metà i compiti in classe.
A soli 18 anni, Fabrizio De André lascia la casa dei genitori, anche a causa del rapporto conflittuale che aveva con suo padre e, subito dopo il diploma, inizia a frequentare alcuni corsi di Medicina e altri di Lettere all’Università degli Studi di Genova per poi iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza, ispirato sia dall’amico Paolo Villaggio, sia dal fratello maggiore Mauro, già vicino al conseguimento della laurea per diventare avvocato.
Mancano solo sei esami alla conclusione del suo percorso di studi in legge quando Fabrizio De André decide di chiudere con l’università e intraprendere un’altra strada, quella della musica.
Faber ebbe il suo primo incontro con la musica quando i genitori vollero fargli imparare il violino, cosa che non apprezzò molto; poi, quando la madre gli regalò la sua prima chitarra. Ma il vero punto di svolta per Fabrizio fu l’ascolto di Georges Brassens, grazie a un disco ricevuto in dono dal padre, del quale in futuro tradurrà alcuni brani inserendoli nel suo primo disco a 45 giri.
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Fabrizio De André: l’amore e i matrimoni
Fabrizio De André si sposò due volte: la prima volta convolò a nozze nel 1962 con Enrica Rignon, conosciuta come Puny, e insieme ebbero un figlio, Cristiano. La crisi professionale che interessò Faber nei primi anni del 1970 fu anche personale, infatti i due divorziarono ufficialmente nel 1975.
Tra un matrimonio e l’altro, Fabrizio ebbe una relazione amorosa con una ragazza più giovane, Roberta: la storia durò poco e a lei dedicò il brano Giugno ’73. A detta dello stesso cantautore, fu questa breve relazione a ispirare anche la scrittura della celebre canzone Verranno a Chiederti del Nostro Amore.
Ma l’unica donna che amò dopo la sua prima moglie fu la stessa che gli rimase vicino fino all’ultimo giorno, Dori Ghezzi. I due si conobbero nel 1974 e la passione li travolse fin da subito: nel 1977 dal loro amore nacque Luisa Vittoria, conosciuta come Luvi De André.
Fabrizio e Dori si sposarono nel 1989, dopo 15 anni di fidanzamento, a Tempio Pausania, in Sardegna.
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Il sequestro De André
L’amore, la passione, una figlia ma anche l’esperienza tremenda di un rapimento: Fabrizio De André e Dori Ghezzi furono uniti da moltissime vicende.
I due furono rapiti il 27 agosto del 1979, in Sardegna, presso la tenuta che i due avevano acquistato tre anni prima, nel cuore della Gallura. Erano circa le 23 quando, dopo una cena in famiglia, i due stavano per andare a dormire: la figlia, fortunatamente, era andata via insieme ai nonni materni per trascorrere qualche giorno insieme a loro.
I banditi fecero irruzione nella tenuta e trascinano via la coppia: durante il sequestro Dori e Fabrizio furono sempre trattati bene dai loro carcerieri di cui uno, in particolare, molto colto e gentile tanto che Faber lo aveva soprannominato “L’Avvocato”.
Dopo 117 giornidi trattative Dori venne liberata, il 20 dicembre del 1979 e Fabrizio il giorno dopo, il 21 dicembre.
Questa esperienza riuscì ad unire ancora di più la coppia ed ebbe un’influenza anche sulla produzione artistica di Fabrizio De André che gli dedicò il brano Hotel Supramonte, dell’album L’Indiano.
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Storia musicale di Fabrizio De André
Nel 1954 Fabrizio riceve la sua prima chitarra in regalo dalla madre e inizia a prendere lezioni da un insegnante colombiano, Alex Giraldo. L’anno successivo partecipa ad uno spettacolo per la prima volta: si tratta di un’iniziativa benefica nel Teatro Carlo Felice. Da lì in poi, inizierà le sue esibizioni all’interno del gruppo “The Crazy Cowboy and Sheriff One” come chitarrista e suonatore di banjo.
Nel 1960, dopo le influenze musicali di Brassens e la scoperta del Jazz, Fabrizio De André scrive la sua prima canzone: La Ballata del Miché, insieme a Celia Petracchi e nel 1961 firma un contratto con l’etichetta discografica Karim e pubblica il suo primo 45 giri, Nuvole Barocche – E fu la Notte.
Dopo il matrimonio con Puny e l’arrivo del figlio Cristiano, Fabrizio lavora come direttore amministrativo negli istituti del padre ma non smette mai di dedicarsi alla sua musica: in questi anni scrive alcune pietre miliari della musica leggera italiana come La Guerra di Piero e La Canzone di Marinella.
La sua collaborazione con la Karim continua fruttuosa anche se, nel 1967, il cantautore e l’etichetta vengono citati in giudizio a causa della canzone Carlo Martello ritorna dalla Battaglia di Poitiers, considerata “oscena”.
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L’anno seguente, per la carriera musicale di Fabrizio De André arriva un punto di svolta grazie a Mina che interpreta La Canzone di Marinella a “Canzonissima”. Da qui in poi la produzione artistica di Faber continua a regalare al pubblico brani impegnati e unici nel loro genere che segnano la storia del cantautorato italiano; Fabrizio fonderà anche la sua etichetta discografica, insieme alla moglie Dori Ghezzi, nel 1997 dal nome “Nuvole”.
Poco prima della sua dipartita, Faber conclude l’ultima tournée, il 13 agosto del 1998 e nello stesso anno si realizzano le riprese del live al Teatro Brancaccio di Roma.
Fabrizio De André scomparirà pochi mesi dopo, l’11 gennaio del 1999, a Milano.
A più di vent’anni dalla sua scomparsa, Fabrizio De André continua a vivere nei ricordi dei suoi affetti e nella stima dei suoi ascoltatori, nelle dediche che si leggono sui muri di Genova e negli omaggi in suo onore sparsi per l’Italia dove la sua musica e i suoi testi continuano a suonare e a vivere.
Copertina: teatro