Quando il 9 marzo 1842 la prima del Nabucco alla Scala di Milano eruppe in trionfo decretando il successo di Giuseppe Verdi, il compositore di Busseto era reduce da terribili lutti familiari e dal poco apprezzamento delle sue prime due opere.
Negli anni precedenti aveva perso sia i due figli che la prima moglie Margherita Barezzi.
Sulle ali dorate del Nabucco, che venne rappresentato in tutta italia e in mezza Europa, Verdi lavorò senza sosta e dichiarò: «Dal Nabucco in poi non ho avuto, si può dire, un’ora di quiete. Sedici anni di galera”.
Comporrà in questo periodo ben tredici opere, tra cui Rigoletto, Traviata, Ernani per poi giungere nel decennio succesivo alle vette dell’Aida e del Falstaff.
Oltre a rappresentare il genio italiano in un campo spietato come quello della musica classica, Verdi diede un nuovo senso alla parola patria, tanto che le sue opere furono il motore metafisico del Risorgimento.
Giuseppe Verdi, l’assoluto gigante dell’Opera italiana, nasce il 10 ottobre del 1813 a Roncole di Busseto, in provincia di Parma, da una famiglia modesta.
Nonostante la sua fosse una famiglia molto umile, i genitori ripongono fiducia nelle sue capacità fin da piccolo e lo incoraggiano nello studio della musica.
Così, fin dalla tenera età, Giuseppe Verdi inizia a studiare musica in modo semplice, forse poco tradizionale, suonando una spinetta ricevuta in regalo dal padre.
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Giuseppe Verdi e la sua storia con la musica
Dopo aver studiato musica da bambino, senza la guida di un vero insegnante, sulla sua strada Giuseppe Verdi incontra Antonio Barezzi, facoltoso musicofilo di Busseto che riconosce il suo smisurato talento e decide di diventare suo benefattore.
Così, nel 1831, Barezzi decide di ospitare Giuseppe nella sua casa, di mettere a sua disposizione un pianoforte e di inserirlo in un contesto culturalmente stimolante.
È sempre grazie alla fiducia che Barezzi ripone in lui che Giuseppe ha l’occasione di trasferirsi a Milano per entrare in conservatorio: tuttavia, non supera l’esame di ammissione poiché considerato poco dotato nel pianoforte.
A questo punto, Barezzi lo aiuta e gli consente di rimanere a studiare privatamente a Milano, prendendo lezioni da Vincenzo Lavigna, compositore e socio della Scala di Milano.
Dopo aver studiato, torna a Busseto dove, nel 1836, convola a nozze con la figlia di Barezzi, Margherita, con la quale avrà due figli: Virginia e Icilio.
Nel frattempo, Giuseppe Verdi si dedica alla composizione orientata all’Opera e al teatro ma la sua vita viene travolta da una tragedia: in pochissimo tempo tra il 1838 e il 1840 perde sia la moglie Margherita, sia i due figli.
Il compositore, disperato, pensa inizialmente di abbandonare la musica ma non lo fa; al contrario, inizia a riportare le sue emozioni profonde e drammatiche nelle sue opere.
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Le opere più importanti di Giuseppe Verdi
Giuseppe Verdi è stato un compositore ma anche un patriota, filantropo, un uomo che non ha mai dimenticato le sue semplici origini nonostante sia stato tra i maggiori intellettuali del suo tempo.
Nella sua vita compose moltissime opere, alcune delle quali fecero la storia nella musica classica mondiale.
La prima opera famosa: Nabucco
Nabucco ebbe vita durante la crisi più importante della vita di Giuseppe Verdi, successiva alla perdita della moglie Margherita e dei figli.
La storia ci racconta che, in quel periodo, il compositore stava meditando di lasciare la musica ma, a fargli cambiare idea, fu il ritrovamento di un libretto che gli era stato lasciato da Bartolomeo Merelli, scritto dal figlio di un carbonaro con cui Verdi aveva collaborato in passato per l’Oberto.
Fu il Va’ Pensiero, scritta sul libretto, che diede al compositore la spinta per tornare a fare musica e così nacque il Nabucco, primo grande successo di Verdi, rappresentato per la prima volta nel 1842.
Grazie all’immediato successo di quest’opera, iniziò per Giuseppe Verdi il decennio più prolifico della sua carriera, in cui scrisse ben dieci opere e fu tanto impegnativo che lui stesso definì, come abbiamo visto, questi anni come “gli anni di galera”.
Scrisse, quindi, un’opera all’anno diventando famoso in Italia e in Europa ma a scapito della sua evoluzione artistica: i tempi imposti dagli impresari che gli commissionavano nuovi lavori erano troppo stretti per permettergli di crescere come compositore.
Fu all’inizio degli anni ’50 che Verdi tirò il freno e, pur continuando a comporre grandi opere, decise di soffermarsi di più sulla sua crescita professionale e sull’evoluzione del suo stile.
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L’evoluzione artistica di Giuseppe Verdi: Rigoletto, Il Trovatore e l’Aida
Tra le più importanti opere composte nel periodo di rinascita artistica di Verdi c’è Rigoletto, un dramma tratto da una pièce di Victor Hugo (Il re si diverte) che in Francia fu messa in scena solo una volta per poi venire censurata.
Giuseppe Verdi ne riprese la trama, adattandola e ambientandola a Mantova: Rigoletto è il buffone di corte del duca di Mantova ed ha una figlia bellissima che viene rapita proprio dal duca, provocando l’ira del saltimbanco che incarica un sicario di assassinare il duca ma questo, per errore, uccide proprio la figlia.
Questa fu l’opera che segnò l’inizio della crescita stilistica di Verdi e il suo brano più famoso è La donna è mobile.
Il Trovatore
Eseguita per la prima volta a Roma, nel 1853, Il Trovatore vide la luce un anno dopo Rigoletto e, forse, ebbe anche più successo di quest’ultimo.
La trama narrava la storia di Manrico, un trovatore rapito da una zingara quando era piccolo, che scopre di essere il fratello del Conte di Luna.
Entra in scena Leonora, ragazza bramata dal Conte che, però, s’innamora di Manrico: a questo punto, il Conte di Luna, non essendo a conoscenza della sua parentela con Manrico, fa arrestare il fratello e la zingara che lo aveva cresciuto e li condanna a morte.
I due, però, vengono salvati proprio da Leonora che accetta di diventare moglie del Conte in cambio della loro libertà: il suo piano, però, era quello di suicidarsi una volta salvati Manrico e la sua madre adottiva.
Quando il Conte scopre il piano di Leonora, condanna tutti e tre a morte, scoprendo quando ormai era troppo tardi che Manrico era suo fratello.
La Traviata
Messa in scena per la prima volta nel 1853, a Venezia, La traviata inizialmente non ebbe successo.
L’anno successivo Giuseppe Verdi decise di riproporla, questa volta con interpreti diversi, e questo fece una grandissima differenza tanto che l’opera ebbe un successo inarrestabile e divenne tra le più rappresentate al mondo negli anni successivi.
La trama è tratta dall’opera La signora delle camelie e mette in scena un dramma passionale che ha come protagonista l’amore tra la cortigiana Violetta e il suo ammiratore Alfredo.
I due innamorati vengono separati da una serie di incomprensioni che insinuano in Alfredo dubbi sui sentimenti di Violetta: in realtà, lui scoprirà che lei le era sempre stata fedele ma lo farà troppo tardi, quando lei è già sul letto di morte.
Aida
Questa è considerata l’ultima opera classica di Verdi prima delle nuove tendenze provenienti dall’Europa, realizzata nel 1871 in occasione dell’inaugurazione del nuovo teatro del Cairo.
La trama, scritta da Antonio Ghislanzoni, si ispirava ad un personaggio di Auguste Mariette, fondatore del Museo del Cairo.
La storia raccontava delle vicende di Aida, la figlia del re di Etiopia catturata dagli egiziani, che si innamorò del capitano delle guardie Radamès il quale, promosso capo dell’esercito, avrebbe dovuto affrontare proprio gli etiopi che marciavano sull’Egitto per liberare Aida.
Un amore ostacolato anche dalla figlia del faraone, Amneris, innamorata di Radamès ma il dramma più profondo scoppiò quando Radamès, per errore, rivelò la posizione del suo esercito ad Aida e quindi al re nemico, Amonasro, anch’egli rapito dopo la figlia.
Dopo aver compiuto questo errore imperdonabile Radamès si consegnò ai sacerdoti per essere processato per il tradimento avvenuto e fu condannato a essere sepolto vivo.
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Gli ultimi anni di vita di Giuseppe Verdi
Dopo l’Aida e tutti i capolavori composti in questi anni, Verdi si ritirò a vita privata con il desiderio di stare lontano dall’ambiente culturale che stava mutando velocemente e, nel quale, non si riconosceva.
Dopo un periodo di quiete che durò circa dieci anni, incontrò Arrigo Boito che, anche se negli anni precedenti aveva disprezzato il compositore, fu l’autore dei libretti delle sue ultime opere, Otello e Falstaff.
Giuseppe Verdi morì a Milano nel 1901, colpito da un ictus: il suo funerale fu semplice, senza fiori né musica, a dimostrazione di quanto fosse rimasto un uomo umile, nonostante la fama nazionale e internazionale raggiunta in vita. La sua attenzione al sociale è rappresentata dalla casa di riposo per musicisti a Milano, fondata nel 1899 e tutt’ora attiva. Qui, in una cripta aperta al pubblico, riposano le spoglie di Verdi e di sua moglie Giuseppina.
Copertina: Expedia