Tra questi merita certamente una menzione speciale il Prosecco: vino bianco DOC prodotto unicamente in Veneto e in Friuli-Venezia-Giulia, è il vino italiano più esportato all’estero (nel 2014 ha superato per la prima volta lo Champagne per numero di bottiglie vendute nel mondo) e ora è candidato a entrare di diritto nell’olimpo delle eccellenze italiane. Infatti proprio in questi giorni il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, presente all’importante manifestazione enologica, ha annunciato di voler candidare le colline del Prosecco, nel cuore della provincia di Treviso, affinché entrino a far parte dell’inestimabile Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Fu infatti ai primi del Cinquecento che a Trieste, per dare maggiore visibilità al principale prodotto locale, la ribolla, si dichiarò che questa fosse la naturale erede di un celebre vino dell’antichità, il pucino, celebrato da Plinio nella sua Naturalis historia e prediletto per le sue doti medicinali. La necessità di distinguere la ribolla triestina dagli altri vini dallo stesso nome, prodotti nel Goriziano e a costi inferiori in Istria, porterà poi a fine secolo a sviluppare una precisa caratterizzazione geografica, suggerita dall’identificazione del luogo di produzione dell’antichità, il castellum nobile vino Pucinum con il Castello di Prosecco, nei pressi dell’omonimo paese.
Col passare dei secoli, la produzione nella zona d’origine andò scemando, mentre conobbe un sempre maggiore sviluppo proprio nelle zone dell’attuale provincia di Treviso e fra le colline di Conegliano, Asolo e Valdobbiadene. Citato per la prima volta in un poemetto del 1754 e apprezzatissimo da sempre, il Prosecco ha conosciuto un vero e proprio boom a partire dagli anni ’90, e in vent’anni è diventato il vino nostrano più esportato al mondo. Un vero tesoro del Made in Italy, un sapore inconfondibile nato da alcuni tra i vigneti più ricchi al mondo, un vino elegante e delicato che certamente merita di essere annoverato tra le ricchezze dell’umanità.