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Lo scartellato napoletano, simbolo di fortuna 

Dopo ben 33 anni di attesa, numero che nella Smorfia napoletana rappresenta gli anni di Cristo, il Napoli diventa campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. La vittoria della squadra di Luciano Spalletti, e la gioia immensa di tutti i tifosi che hanno seguito la partita è sicuramente stata accompagna da riti scaramantici, così importanti nella citta del Vesuvio. 

Per esempio in tantissimi, durante la partita, avranno sicuramente accarezzato la gobba dello “scartellato”, un personaggio curioso e tipico della cultura napoletana; avrebbe, infatti, la capacità di scacciare via il malocchio e di portare fortuna a chiunque lo tocchi.  

Lo scartellato, o gobbo, ha un ruolo talmente importante per Napoli che compare addirittura nella Smorfia: il suo numero è il 57, tra i più fortunati. Attenzione, però: per essere simbolo di buon auspicio deve essere categoricamente un uomo; la donna gobba, infatti, è ritenuta portatrice di disgrazie e sofferenze.  

Indaghiamo meglio le origini dello scartellato e le caratteristiche che deve avere per augurare solo il meglio! 

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Storia dello scartellato tra miti e leggende 

Le origini dello scartellato risalgono al Medioevo, un’epoca in cui tutto ciò che non poteva essere spiegato scientificamente scadeva nella mistificazione. In poche parole, dato che la visione teocentrica era predominante, chiunque poneva la religione al di sopra e al centro di tutto.  

Di conseguenza, qualunque evento fosse in grado di destare stupore e sorpresa veniva considerato un segno divino; tra questi, anche gli individui con la gobba. Si pensava, pertanto, che toccare la curva presente sulla schiena di queste persone portasse tantissima fortuna e fosse augurio di buon auspicio. Secondo le credenze, infatti, la gobba avrebbe nascosto una cesta colma di beni preziosi quindi, il solo fatto di poterla toccare, equivaleva ad accaparrarsene una parte.  

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Questo, però, valeva solo se la gobba apparteneva a un uomo; nel caso in cui ci si fosse imbattuti in una donna gobba, al contrario, era consigliato starle alla larga in quanto portatrice di “jella”, ovvero di sfortuna. Si pensava, infatti, che la curvatura anomala derivasse da contatti diretti con il demonio ed era quindi necessario non averci niente a che fare, anzi, era uso comune evitare anche solo di incrociarne gli sguardi.  

Origine del nome 

Per quanto riguarda l’origine del nome, è altamente probabile che “scartellato” derivi dal greco “kurtòs”, cioè curvo o arcuato, una posizione assunta per trasportare sulle spalle diversi oggetti pesanti (in questo caso specifico, come detto precedentemente, una cesta piena di beni preziosi).  

Potrebbe, però, derivare anche dal latino “cartellum, cartellus” (a Napoli la lingua è un mix di termini latini, greci e lombardi), quindi “scartellato” non indicherebbe una deformità ma, piuttosto, il simbolo di un’immensa fortuna. 

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Come ottenere fortuna dallo scartellato 

Lo scartellato è un vero e proprio personaggio mitologico e si riconosce all’istante: è un uomo vestito con giacca nera, papillon rosso e cilindro nero sulla testa. É possibile acquistarlo (e ammirarlo) in qualsiasi bottega di Napoli, solitamente accostato a un altro simbolo scaramantico indispensabile: il cornetto rosso.  

Chiunque sia in cerca di una buona dose di fortuna, quindi, deve semplicemente girare per i negozi napoletani alla ricerca di uno scartellato, ma attenzione: per far sì che porti realmente solo cose belle, deve essere categoricamente regalato e deve essere dotato di un cornino molto curvo (scartellato, appunto), di colore rosso vivo, con il quale il donatore deve pungere la mano del ricevente.  

Insomma, un vero e proprio rito scaramantico che deve essere eseguito alla perfezione, tenendo bene a mente uno dei tanti detti napoletani (che, in questo caso, calza proprio a pennello): “Non è vero, ma ci credo”.  

Il corno napoletano, a braccetto con lo scartellato 

Il simbolo portafortuna per eccellenza di Napoli è, senza alcun dubbio, il corno. In città è possibile trovarlo ovunque e si è radicato talmente tanto nella cultura italiana da essere regalato e ambito in qualunque parte della penisola.  

Per capirne il vero significato, bisogna fare un lunghissimo salto temporale e tornare ai tempi della preistoria, dato che il culto del cornetto rosso si ricollega addirittura agli uomini che vivevano nelle caverne nel 3500 a.C. A quel tempo, era usanza comune appendere le corna degli animali uccisi all’ingresso delle caverne come simbolo di potenza e protezione, oltre che come modo per ostentare la propria forza e, di conseguenza, pretendere rispetto per le proprie gesta dalle altre tribù. 

Questa tradizione si è tramandata nel tempo: basti pensare ai Vichinghi, che sfoggiavano grandi corna sui loro elmi proprio per dimostrare il loro valore e ispirarono la popolazione nel creare dei piccoli corni portafortuna con materiali poveri come terracotta e legno.  

E non è finita, perché alla tradizione storica si aggiunge anche una versione più piccante e maliziosa sulla nascita del “curniciell” napoletano: secondo la leggenda, il corno rappresenterebbe il fallo di Priapo, il Dio della prosperità che, per i greci, era il massimo protettore dalla cattiva sorte. Non a caso, vari simboli di questo tipo sono stati ritrovati in occasione degli scavi di Pompei ed Ercolano.  

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Come scegliere il vero corno napoletano 

Se si desidera avere un vero corno portafortuna napoletano è indispensabile sceglierlo per bene; per essere un vero e proprio amuleto, infatti, deve avere le seguenti caratteristiche: tuostostuorto e cu ‘a punta (cioè rigido, storto e dotato di punta). Ma non solo, perché deve anche: 

  • essere realizzato interamente a mano, così da poter assorbire le energie positive dell’artigiano che, successivamente, proteggeranno dalla cattiva sorte; 
  • essere rosso come il sangue, sinonimo di vita;  
  • essere sempre regalato e mai acquistato, altrimenti perderebbe le sue funzioni protettive.  

Una volta donato, o ricevuto in dono, il corno napoletano deve essere attivato seguendo il rituale descritto precedentemente: chi regala deve pungere il palmo aperto della mano sinistra del ricevente con la punta del corno stesso. 

Nel caso in cui la punta del corno dovesse improvvisamente rompersi non bisogna andare nel panico, anzi, è positivo: significa che il cornetto ha svolto correttamente la sua funzione, quindi ha assorbito le energie negative nella sua punta che, una volta colma, si è ovviamente rotta. Tutto normale, quindi! 

Per concludere, ecco una frase del celebre Eduardo de Filippo che, con pochissime parole, riesce a esprimere al meglio quanto raccontato finora: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”.  

Copertina: 21secolo

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