Prandini: “Uniti in Europa per difendere il valore dell’agroalimentare”
Settant’anni di storia. Di qualità. Di territorio. Il Consorzio Grana Padano celebra un traguardo che non è solo numerico, ma identitario. È il simbolo di un’Italia che ha saputo fare del latte un prodotto iconico, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Durante l’assemblea celebrativa, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha tracciato le linee strategiche del futuro: «In un contesto globale sempre più complesso, la nostra forza resta la qualità. Dobbiamo continuare a raccontarla, esportarla, farne una leva competitiva nei mercati internazionali. È questa la sfida che ci attende, e Grana Padano ne è l’esempio più alto».
Una realtà che oggi rappresenta non solo un fiore all’occhiello dell’agroalimentare italiano, ma anche un presidio culturale e sociale del territorio. Un prodotto che nasce da una filiera integrata, trasparente e controllata, e che ha saputo mantenere standard elevati senza cedere alle pressioni della globalizzazione spinta.
L’Europa non si divide: dazi e trattative, serve una voce sola
Nel suo intervento, Prandini ha acceso i riflettori su un altro tema cruciale: la coesione europea nelle politiche commerciali.
«I dazi non sono solo una questione tecnica, ma politica. Se l’Unione Europea si frammenta ora, ne pagheremo il prezzo domani, su ogni tavolo di trattativa economica. Serve compattezza, visione, consapevolezza del valore strategico del nostro sistema agroalimentare», ha detto con fermezza.
In vista dell’incontro istituzionale con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, previsto per domani, il presidente di Coldiretti ha sottolineato quanto sia vitale presentarsi compatti: «È un momento chiave per il futuro del Made in Italy e per il ruolo che vogliamo giocare nei nuovi scenari internazionali».
Nel corso di decenni delle trasformazioni del comparto agroalimentare italiano il consorzio Grana Padano rappresenta oggi è qualcosa di più: è un racconto collettivo di tenacia, rigore e intelligenza produttiva.
Ettore Prandini, con il suo intervento ha centrato il punto: la qualità non basta più se non è sostenuta da una politica comune e da una narrazione coerente. Il mondo ci osserva, e in un tempo in cui il cibo è diplomazia, identità e potere, ogni disaccordo interno diventa una crepa nella nostra credibilità.
Il Made in Italy ha bisogno di sinergie vere, non solo dichiarate. Di consorzi forti, ma anche di una governance europea capace di difenderli. Il Grana Padano ha settant’anni. Ma ha ancora fame di futuro. E questo, per chi racconta il Paese da una vita, può rappresentare un potente messaggio.
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