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Liceo del Made in Italy, iscrizioni in lieve crescita ma il progetto resta in salita

A due anni dal suo lancio, il Liceo del Made in Italy continua a muovere i primi, timidi passi nel sistema scolastico italiano. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara durante un evento dedicato al valore del Made in Italy, le iscrizioni per l’anno scolastico 2024-2025 hanno raggiunto quota 511, in aumento rispetto alle 420 dell’anno precedente. Un incremento del 21,7% che il ministro definisce “positivo e incoraggiante”, nonostante il numero assoluto resti molto basso se rapportato al totale degli iscritti alle scuole superiori: lo 0,09% secondo i dati ministeriali.

Il progetto, promosso con entusiasmo dal governo Meloni, era stato pensato per creare un ponte diretto tra scuola e tessuto imprenditoriale locale, attraverso un percorso scolastico che, pur incardinato nel liceo delle Scienze umane con opzione economico-sociale, avrebbe dovuto trasmettere competenze legate al mondo del Made in Italy, dall’artigianato all’industria culturale.

Tuttavia, i numeri raccontano una realtà ben più complessa. All’avvio delle iscrizioni, il clamore iniziale si è affievolito e la comunicazione istituzionale intorno al nuovo indirizzo è stata molto più discreta. Pochi dettagli sui contenuti didattici, scarsa promozione e un orientamento poco strutturato hanno contribuito a limitare l’interesse di famiglie e studenti. A fronte delle 128 scuole che inizialmente avevano fatto richiesta per attivare l’indirizzo, solo una parte ha poi effettivamente avviato le classi, e questo grazie a una deroga ministeriale che ha permesso di partire con almeno 17 studenti per sezione, al posto dei 27 previsti per legge.

L’ANALISI 

L’idea di un liceo che valorizzi le eccellenze produttive italiane è culturalmente affascinante e potenzialmente strategica, ma richiede un cambio di paradigma. L’insegnamento non può limitarsi a un adattamento dell’esistente, né a slogan identitari. Per far funzionare davvero un Liceo del Made in Italy servono:

Contenuti originali e verticali, costruiti con il contributo delle imprese e delle filiere produttive.

Docenti formati e partnership solide con il mondo del lavoro, capaci di garantire stage, progetti, esperienze concrete.

Una forte campagna di orientamento, capace di raccontare alle famiglie non solo “cosa si studia”, ma soprattutto “che futuro offre”.

Nel contesto di un sistema scolastico che fatica ancora a dialogare con il mondo dell’impresa e in cui i percorsi liceali sono spesso percepiti come teorici e distanti dalle reali opportunità occupazionali. 

Finché non verrà superata l’ambiguità tra obiettivi educativi e spinte politiche, tra visione culturale e slogan propagandistici, la crescita di questo progetto sarà marginale. Non bastano i numeri percentuali a restituire credibilità a un’iniziativa che, se ben costruita, potrebbe invece rappresentare una leva formidabile per rilanciare l’orgoglio produttivo italiano.

Copertina : Unsplash

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