Il Vesuvio detiene il primato di protagonista dello skyline napoletano, ma la Campania vanta tanti altri vulcani, forse meno noti ma altrettanto importanti; si tratta di quelli dei Campi Flegrei, una zona vulcanica a ovest di Napoli, il cui nome deriva dal greco e significa proprio “campi ardenti”.
I Campi Flegrei sono conosciuti fin dall’antichità e hanno affascinato da sempre gli uomini di qualunque epoca; è proprio qui che è sorta la prima colonia greca del Mediterraneo occidentale, cioè Cuma, e il più importante porto commerciale di età romana, Puteoli (l’attuale Pozzuoli).
Insomma, visitare i Campi Flegrei vuol dire immergersi totalmente in un clima di storia, archeologia e natura alla scoperta di luoghi tanto misteriosi, quanto affascinanti.
Cosa vedere nei Campi Flegrei
Chi decide di visitare i Campi Flegrei deve munirsi di attenzione, pazienza e concentrazione per assaporare fino in fondo ogni singola sfaccettatura di questa zona che sprizza luci e fiamme da tutti i pori. In occasione di una gita, ecco le località di certo imperdibili:
Foto : Pixabay
Pozzuoli
Il comune più grande dei Campi Flegrei è Pozzuoli, con un centro storico seicentesco di una bellezza immensa e ricco di monumenti romani tra i più belli e importanti d’Europa. Tra questi bisogna citare l’Anfiteatro Flavio (il quarto più grande d’Italia), il Tempio di Serapide, il Lago d’Averno e l’Acropoli di Cuma (dove i greci sbarcarono per fondare prima Pozzuoli e poi Napoli).
Non solo, perché Pozzuoli è conosciuta anche per il fenomeno del Bradisismo, cioè quell’attività vulcanica che, in base alla pressione determinata dai gas sotterranei, aumenta o riduce l’altezza della città rispetto al livello del mare.
Città sommersa di Baia
I Campi Flegrei si affacciano sul mare, sui cui fondali riposa una città sommersa caratterizzata da larghe strade, ville patrizie e ornamenti straordinari. SI tratta della Città Sommersa di Baia, a pochi chilometri dalla costa, che nonostante sia totalmente sott’acqua è comunque ben visibile.
Sono stati numerosi i sub che, nel corso degli anni, hanno “rubato” alcuni oggetti per portarli in casa propria; tuttavia, il fondale rimane ancora ricco di gioielli, ornamenti, decorazioni e tanto altro. É possibile ammirare tutto ciò salendo a bordo di un’imbarcazione con il fondo trasparente, mentre i più temerari possono dilettarsi in vere e proprie escursioni subacquee.
Castello Aragonese di Baia
Sorge sulla parte alta della depressione causata dai vulcani chiamati “Fondi di Baia” per osservare l’intero golfo di Pozzuoli: si tratta del Castello Aragonese, per anni fortezza inespugnabile, la cui attuale forma a stella si deve al Viceré spagnolo Pedro Álvarez de Toledo.
La splendida terrazza del castello si affaccia sul mare e permette di osservare tutti i Campi Flegrei. I suoi interni hanno cambiato spesso destinazione d’uso, tra carceri militari, orfanotrofi e rifugi per sfollati. Attualmente, però, il Castello Aragonese è la sede del Museo Archeologico dei Campi Flegrei, visitabile in qualsiasi momento dell’anno.
Cento Camerelle e Piscina Mirabilis di Baia
I Campi Flegrei ospitano anche la struttura delle Cento Camerelle, tra i reperti romani più affascinanti di tutta la zona. Consiste in un insieme di stretti cunicoli scavati nel tufo che formano un lungo sentiero e che, alla luce del sole, sembrano essere stati progettati sull’idea di un labirinto.
Una volta, le Cento Camerelle erano conosciute come le Prigioni di Nerone, proprio per via della loro forma piuttosto aggrovigliata; in realtà, sarebbero una piccola parte di una delle immense ville patrizie che sorgevano proprio in prossimità di Baia.
Altra struttura romana molto interessante è la Piscina Mirabilis, un’immensa vasca sotterranea composta da numerose navate che aveva la funzione di cisterna per l’acqua potabile. É lunga ben 72 metri, larga 25, alta 15 e può contenere fino a 12600 metri cubi di acqua.
Parco Monumentale di Baia
Il Parco Monumentale di Baia accoglie al suo interno un gran numero di resti romani recuperati in zona; questo perché, in epoca romana, Baia divenne una “Piccola Roma” proprio perché i ricchi patrizi amavano sceglierla come zona di villeggiatura. Qui vivevano praticamente senza regole, all’insegna del divertimento e dell’anarchia. Visitare il parco vuol dire fare un salto indietro nel passato per rievocarne l’antico splendore.
Tomba di Agrippina
La storia di Agrippina è abbastanza nota a tutti: fu uccisa su ordine del figlio Nerone dopo che quest’ultimo capì che stava architettando il suo omicidio. Successivamente, secondo la leggenda, Agrippina sarebbe stata sepolta in un mausoleo posto di fronte al porto di Baia. La struttura in questione, conosciuta come Tomba di Agrippina, in realtà è un piccolo teatro visibile, tra l’altro, solo in parte. Secondo i pescatori della zona, durante le notti di luna piena, il fantasma di Agrippina passeggia ancora sul pelo dell’acqua indossando una lunga tunica bianca.
Casina Vanvitelliana
Nel bel mezzo del lago Fusaro sorge la Casina Vanvitelliana, una piccola villetta voluta dai Borbone che, proprio in zona, tenevano battute di caccia e necessitavano di un rifugio dove fermarsi a riposare.
La Casina è un esempio ammirevole di architettura settecentesca. Oggi, purtroppo, non è possibile visitarla al suo interno, il che è un vero peccato dato che ha ospitato personalità illustri come Mozart e Luigi Einaudi.
Tempio di Venere e Tempio di Diana
Per chiudere in bellezza la visita ai Campi Flegrei, non può mancare una sosta al Tempio di Venere, così chiamato per via del rinvenimento di una statua della dea all’interno dei resti di una piscina romana. I romani, però, non hanno mai usato la piscina come un tempio.
Lo stesso vale per il Tempio di Diana, posto a pochi metri di distanza; anche qui, la struttura non è per niente un tempio, bensì una parte della maestosa villa fatta costruire dall’Imperatore Alessandro Severo per sua madre, Giulia Mamea. Attualmente, il Tempio di Diana si trova all’interno di un podere privato ed è possibile ammirarlo se, posti davanti al Tempio di Venere, si alza leggermente lo sguardo verso l’altro.
Copertina: Pixabay