La tradizione delle pesche nel vino è diffusa e radicata in diverse aree del Paese: durante l’estate, prevede la gustosa consuetudine di immergere le pesche tagliate a spicchi nel vino rosso, lasciandole poi riposare in modo da mescolare nel migliore dei modi sapori e profumi, e facendo raffreddare il tutto in frigorifero.
Molto probabilmente si tratta di una tradizione giunta nel Sud Italia durante la dominazione spagnola. D’altra parte, sappiamo bene che la Spagna è famosa per la sangria, la cui ricetta fondamentalmente prevede la miscela di vino e frutta…
La stagione estiva è senz’altro quella in cui la frutta viene consumata di più, e la pesca non fa eccezione, grazie anche alle differenti squisite varietà disponibili. E le pesche nel vino diventano una sorta di dessert mangia e bevi, il cui uso si tramanda di generazione in generazione e si impone a fine pasto o durante le calde serate estive. A seconda delle regioni, la ricetta può cambiare, ad esempio prevedendo l’utilizzo di vino bianco, o di succo di limone, di arancia e l’aggiunta di cannella.
In particolare, la versione con il vino bianco comprende una rapida bollitura delle pesche, che poi vengono sbucciate e tagliate ancora calde, per poi essere riposte in un contenitore stretto e profondo, mescolando il tutto con lo zucchero e aggiungendo subito dopo il vino. Tempo un paio d’ore, e le pesche al vino bianco saranno pronte per essere degustate nel modo migliore.
Le pesche nel vino: le varietà da Napoli alla Sicilia
A Napoli la tradizione prevede l’impiego della percoca campana, una varietà particolarmente compatta e caratterizzata da un sapore lievemente aspro. Si tratta di un incrocio tra pesca e albicocca, e riconoscibile dalla buccia gialla con sfumature rosse, particolarmente liscia. Di solito, si unisce un chilo di percoche tagliate a pezzetti per un litro di vino. In Sicilia e Calabria si utilizza la pesca merendella, che si distingue per la polpa bianco verde, o la pesca tabacchiera.
Immagine di copertina: Valfrutta