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Monte Sant’Angelo e il Gargano, terre benedette 

Monte Sant’Angelo e il Gargano

Su uno sperone del Gargano, circondata dai boschi, sorge Monte Sant’Angelo, una città mistica e preziosa in molti sensi, insignita di due diversi riconoscimenti UNESCO. Possiede una storia antichissima, fatta di religioni e culture che per millenni si sono scontrate e succedute. 

Protetta da secoli, secondo la tradizione, dalle ali immacolate dell’arcangelo Michele, vanta un patrimonio artistico e culturale di tutto rispetto ma anche un rapporto speciale con la natura che la circonda. 

Monte Sant’Angelo nella storia

Le origini di Monte Sant’Angelo risalgono al periodo preromano, quando era abitata dal popolo italico dei Dauni. 

La prima apparizione dell’arcangelo Michele è datata, secondo il mito, 8 maggio 490: si narra che apparve al vescovo di Siponto Lorenzo Maiorano ordinandogli di dedicare una grotta al culto cristiano. Nel 493 d.C., sempre secondo la tradizione, l’arcangelo Michele sarebbe apparso ancora sul Monte Gargano annunciando la sua volontà di proteggere la città dalle imminenti invasioni barbariche. 

Furono così poste le fondamenta del Santuario di San Michele Arcangelo, uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti fin dai tempi del Medioevo e tuttora meta di viaggi della fede intercontinentali. 

Nel corso dei secoli Monte Sant’Angelo fu contesa da Longobardi e Normanni, che riconobbero l’importanza strategica della città e del suo santuario. Durante il periodo normanno questo fu ampliato e arricchito, diventando un importante centro religioso e culturale.

Nel corso del Rinascimento e dell’età moderna visse periodi di prosperità ma anche di declino a causa delle guerre e delle epidemie che colpirono la regione. Tuttavia il Santuario di San Michele continuò ad attrarre pellegrini da tutto il mondo.

Il borgo a piedi

Monte Sant’Angelo è una deliziosa e candida cittadina, un balcone naturale con un affaccio splendido sul mare Adriatico, che spesso, visto da qui, appare adornato di altrettanto bianche nuvolette.

Mentre si avanza per le stradine del paese si è avvolti da un’atmosfera eterea grazie alle piccole case bianche, tutte vicine e ordinate, e all’assenza di traffico automobilistico. Ad ogni angolo sorgono botteghe artigiane specializzate in oggettistica sacra, cui si deve almeno la metà dell’economia cittadina. 

La bellezza di Monte Sant’Angelo si manifesta nel suo centro storico ma anche in tutto ciò che offrono i paraggi: nel suggestivo Castello Normanno-Svevo-Aragonese, nella Grotta del Santuario dedicata all’Arcangelo Michele, nel misterioso Battistero di San Giovanni in Tumba, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore con i suoi affreschi, nei boschi e nella linea costiera.

Territorio e paesaggi: i boschi «magici» del Gargano

Dall’alto dei suoi 843 metri sul livello del mare Monte Sant’Angelo domina il tavoliere delle Puglie, con una vista che si apre, panoramica, sulle cittadine che dal golfo di Manfredonia sino a Bari si affacciano sul mare Adriatico. 

Il paesaggio circostante è dominato dai pascoli, dagli uliveti e dai boschi: partono infatti da qui itinerari naturalistici inediti e sconosciuti ai più. Sono più di 500 i chilometri percorribili a piedi attraverso il polmone verde della Puglia, a dimostrazione del fatto che trekking, hiking, bird watching e foto tour naturalistici non sono appannaggio soltanto di certe regioni del nord Italia.

Scendendo dal paese verso la Valle Carbonara e poi di nuovo risalendo verso San Giovanni Rotondo una stradina sulla destra accompagna fin dentro le profondità di Bosco Quarto, che per estensione e importanza naturalistica è secondo solo alla Foresta Umbra. 

Lungo la passeggiata si possono ammirare alcuni dei cerri più monumentali del Gargano, i cui tronchi sembrano colonne che si sono assunte il compito di reggere il cielo. Gli aceri e i faggi che li accompagnano si vestono dei colori più vividi con l’arrivo dell’autunno, mentre ai loro piedi è facile imbattersi nei funghi, che qui si rintracciano facilmente anche grazie al sottobosco rarefatto. Il livello arboreo domina infatti su tutta la vegetazione a causa del pascolamento bovino molto frequente. 

Lo scenario cambia poi all’improvviso imbattendosi nei fenomeni carsici, quando il Gargano mostra la sua faccia più aspra, lunare e malinconica, dunque -per questo- bellissima. Le doline, punteggiate dalla macchia boschiva, si susseguono una dopo l’altra mentre l’aria risuona della presenza di una fauna molto ricca: è possibile incontrare, infatti, il Gatto selvatico, il Cinghiale, l’Allocco, i Picchi e il Tordo. Segnalazioni non del tutto confermate ipotizzano episodi di nidificazione del Gufo reale.

La Foresta Umbra, insignita nel 2017 del titolo di Patrimonio UNESCO per le sue antiche faggete, è conosciuta per essere un vero e proprio patrimonio di biodiversità, oggetto di studi per la sua vegetazione caratterizzata da piante di dimensioni eccezionali (fenomeno noto come “macrosomatismo”). 

Nonostante il disboscamento la foresta ha infatti conservato quasi completamente il suo ricco tessuto vegetativo. Ospita oltre 2.000 specie vegetali, con alberi di faggio che raggiungono altezze superiori ai 40 metri e diametri superiori al metro. 

Nella parte più elevata predominano le latifoglie, tra cui il carpino bianco e il nero, gli aceri, la roverella e il leccio. A quote più basse si estendono le faggete, che scendono fino a circa 270 metri sul livello del mare. Nel sottobosco sono presenti diverse specie di piante erbacee, tra cui numerosi tipi di orchidee, anemoni, viole e ciclamini.

La Foresta è percorribile attraverso 15 sentieri realizzati dal Corpo Forestale dello Stato: ognuno è dotato di tabelle di legno che indicano il punto di partenza e di arrivo e il tempo stimato per concludere il percorso. Vieste e Vico del Gargano sono ottimi punti di partenza per partire alla scoperta di questo straordinario tesoro naturalistico.

Foto : Unsplash

Breve guida gastronomica del Gargano

Chi visita il Gargano non rinuncia, di solito, a portare a casa i souvenir religiosi prodotti con maestria dagli artigiani di Monte Sant’Angelo, ma anche un altro tipo di ricordi, prettamente gastronomici. Si regalano ad amici e parenti, per esempio, delizie pugliesi come i taralli, le orecchiette, i troccoli e il caciocavallo.

Anche l’olio d’oliva è da sempre un prestigioso protagonista della tavola garganica, che si rivela in tutta la sua eccellenza quando servito semplicemente, in accompagnamento ai sapori della tradizione contadina: per esempio con pane e fave o nel pancotto condito con verdure selvatiche. 

Può forse sorprendere ma la cucina del Gargano non affonda le sue radici tanto nella tradizione marittima quanto, piuttosto, nelle ricette a base di carne dell’entroterra. Agnello, capretto, maiale, coniglio e ragù di capra esplodono di gusto in abbinamento ad asparagi, lampascioni, melanzane, carciofi e capperi selvatici.

Fra le eccellenze gastronomiche imperdibili da non dimenticare quando si passa da queste terre troviamo: gli Agrumi del Gargano, la fava di Carpino, il Caciocavallo podolico (ottenuto dal latte della Mucca Podolica) e la Capra Garganica.

Anche il mare influenza i sapori e infatti tra le esperienze gastronomiche più consigliate segnaliamo le cene a base di pescato del giorno sui Trabucchi, le antiche piattaforme per la pesca costruite tirando su pali, carrucole e tralicci.

Guardando il mare dritto dentro l’azzurro dei suoi occhi potrete quindi gustare orate e cefali cotti in teglia o alla brace, nonché le famose triglie di Manfredonia -fritte o al cartoccio- condite con il succo dei limoni del Gargano.Monte Sant’Angelo e il Gargano, terre benedette.

Autore: Eleonora Di Mauro

Copertina: Unsplash

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