Al centro della costa occidentale della Sardegna si trova Cabras, una città dalle origini millenarie ricca di meraviglie paesaggistiche e archeologiche in grado di deliziare i turisti provenienti da ogni parte del mondo.
Cabras è il cuore pulsante della penisola del Sinis, selvaggia e incontaminata, i cui colori sono quelli tipici della natura. Il suo paesaggio è variegato, caratterizzato da spiagge incantevoli alternate a zone paludose, e la sua tradizione culinaria riesce a lasciare chiunque a bocca aperta. A fine giornata, infatti, è doveroso gustare un’ottima cena in uno dei ristoranti tipici di Cabras e magari deliziarsi con la bottarga di muggine qui prodotta, una specialità sublime.
Le spiagge di Cabras
Il litorale di Cabras è ricco di spiagge sabbiose bagnate da un mare straordinariamente turchese. Tra le più belle rientra Is Arutas, una spiaggia composta da finissimi granelli di quarzo colorato con acque che passano dal verde all’azzurro. I fondali scendono rapidamente, tanto che a poca distanza dalla riva è possibile ammirare una fauna marina davvero ricchissima. Is Arutas è, in pratica, il posto ideale per chi ama lo snorkeling, il kitesurf e il windsurf.
Andando verso nord, invece, ci si può fermare a Mari Ermi, un’incantevole spiaggia di sabbia dorata mista a quarzo bianco e rosa, e a Portu S’Uedda, una spiaggia composta da sabbia e rocce. Infine, chi ha la possibilità di spostarsi di qualche chilometro, può scoprire le bellissime spiagge della Costa Verde, in particolare Spiaggia di Torre dei Corsari e Pistis.
L’area archeologica di Tharros
Un luogo da dover assolutamente visitare durante un soggiorno a Cabras è il sito archeologico di Tharros. L’omonima città fu fondata dai fenici nell’VIII secolo a.C., conquistata da cartaginesi, romani e bizantini e, infine, trasformata nell’attuale città di Oristano.
Oggi, consiste in un vero e proprio museo a cielo aperto dalla forma di anfiteatro naturale che, al suo interno, custodisce resti millenari di templi, nuraghe, terme, cimiteri e tophet.
San Salvatore di Sinis
Andando dal centro di Cabras verso la spiaggia di Is Arutas ci si imbatte nel villaggio di San Salvatore di Sinis, una cittadina dalle case basse e centro religioso temporaneo, che si anima in occasione delle feste locali. La costruzione di maggiore interesse è la piccola Chiesa di San Salvatore, eretta sui resti di una precedente chiesa paleocristiana.
Foto : Expedia
Il Civico Museo Giovanni Marongiu
Custode della storia millenaria della Penisola del Sinis, patria dei Gigante di Mont’e Prama, il Civico Museo Giovanni Marongiu di Cabras è stato inaugurato nel 1997 e dedicato all’eminente personalità locale.
I reperti esposti al suo interno documentano un insediamento dal Neolitico all’epoca della Roma imperiale, tra cui corredi funebri, oggetti in pietra verde e ossidiane, facies culturali e ceramiche decorate.
Dal 2014, il museo è stato arricchito con due vetrine interamente dedicate al villaggio nuragico di sa Osa e da una sala che ospita le statue dei Giganti, ricomposte a seguito del ritrovamento di reperti nella necropoli di Mont’e Prama risalenti all’Età del Ferro.
In occasione degli scavi, condotti dal 1975 al 1979, sono stati rinvenute oltre 40 sepolture e più di 5mila frammenti successivamente ricomposti per dar vita a 30 possenti sculture alte quasi 2 metri: 18 pugilatori a torso nudo, dotati di gonnellino, guanto e scudo, 6 arcieri con tunica, elmo e arco e 6 guerrieri.
Mont’e Prama era l’area sacra e funeraria riservata al clan dominante e si estendeva nel confine tra il territorio nuragico e l’insediamento dei Fenici, stanziati precisamente dove sorse poi la città di Tharros.
Le testimonianze fenicie corrispondono ai materiali del tophet, il santuario funerario all’aperto realizzato sul preesistente villaggio nuragico di su Murru Mannu. Una parte della sala del tophet è dedicata al quartiere artigianale, che si occupava della lavorazione di bronzo, ceramica e ferro.
Le necropoli puniche, invece, erano due: una al villaggio di San Giovanni di Sinis, l’altra a Capo San Marco. Ed è proprio da qui che derivano numerosi reperti tra amuleti, ceramiche, manufatti metallici e gioielli.
L’ultima sala del museo è, invece, incentrata su una grande scoperta subacquea risalente al 1989: tra i resti dello scafo di una nave romana, a poco più di un miglio dall’Isola di Mal di Ventre, è stato ritrovato un carico di 1000 lingotti di piombo, ciascuno del peso di 33 chili e lungo mezzo metro, che consente di datare il relitto tra l’89 e il 50 a.C.
Inoltre, il museo ospita anche mostre temporanee, convegni e laboratori didattici. Una volta entrati, è possibile lasciarsi coinvolgere dalla bellezza delle spiagge dell’area marina protetta di Sinis, scoprirne la vegetazione e gli animali che la popolano, la storia e la tradizione millenaria.
Terminata la visita, l’ideale è fermarsi in un ristorante locale e ordinare un piatto tipico accompagnato da un’ottima bottiglia di vino, categoricamente con vista mare, giusto per concludere la giornata in bellezza e respirare l’aria pura ed entusiasmante che è possibile trovare solo in Sardegna.
Copertina: Expedia