Via libera al Fondo nazionale da 1 miliardo di euro
L’Italia compie un passo decisivo per rafforzare l’approvvigionamento di materie prime critiche e potenziare la competitività delle sue filiere industriali. Il Governo ha presentato in Consiglio dei ministri un decreto che mira a semplificare le procedure autorizzative e a incentivare investimenti strategici legati al Made in Italy. Un’azione che si allinea alle direttive dell’Unione Europea e attua il Regolamento UE sulle materie prime critiche, approvato dal Consiglio europeo lo scorso marzo.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha dato il via libera al decreto attuativo che rende operativo il Fondo nazionale per il Made in Italy, dotato di un miliardo di euro di risorse pubbliche per il biennio in corso. L’obiettivo è ambizioso: attirare capitali privati e internazionali per raddoppiare il fondo, portandolo a una disponibilità complessiva di due miliardi.
Cos’è il Fondo nazionale per il Made in Italy?
Istituito con la Legge n. 206 del 27 dicembre 2023 e attivo dall’11 gennaio 2024, il fondo mira a sostenere la crescita e la competitività delle filiere strategiche italiane, con particolare attenzione ai settori ad alta intensità tecnologica. Nonostante venga definito “Fondo sovrano”, si tratta di uno strumento partecipato dal MEF ma aperto anche a investitori privati, con lo scopo di consolidare il sistema produttivo nazionale e promuovere le eccellenze del Made in Italy sui mercati globali.
Obiettivi e aree di intervento
Il Fondo nazionale per il Made in Italy si concentra su due direttrici principali:
Accesso alle materie prime critiche – Finanzierà progetti per l’estrazione, la lavorazione, il riciclo e la distribuzione delle materie prime essenziali per l’industria italiana. Le iniziative includeranno la riattivazione di miniere dismesse, l’apertura di nuovi siti estrattivi e la creazione di una filiera industriale dedicata alle materie prime importate, riducendo così la dipendenza dai fornitori esteri.
Sostegno alle filiere strategiche – Saranno incentivati investimenti nei settori tecnologicamente avanzati e a elevata competitività. Il fondo potrà partecipare direttamente al capitale delle imprese, fino al 50% dell’investimento complessivo in operazioni di private equity.
Secondo l’articolo 12 del decreto del 20 giugno 2024, le risorse potranno essere investite anche in strumenti finanziari emessi da società di capitali – comprese le cooperative e le società quotate – e in asset immobiliari funzionali all’operatività delle filiere industriali.
Gestione e struttura del fondo
Il fondo si articolerà in due rami operativi distinti, affidati a società specializzate:
Fondo di Real Asset – Probabilmente gestito da Invimit (società controllata dal MEF), si occuperà della gestione e valorizzazione delle risorse minerarie italiane. Sarà aperto anche agli investitori privati e internazionali per sostenere la riattivazione di miniere e promuovere investimenti nel settore estrattivo.
Fondo Imprese – Con la possibile gestione del Fondo Italiano di Investimento, finanzierà aziende strategiche attraverso partecipazioni di minoranza qualificata o maggioranza, favorendo la crescita delle imprese in settori chiave per l’economia nazionale.
Entrambi i fondi opereranno secondo logiche di mercato per evitare distorsioni concorrenziali e promuovere investimenti sostenibili.
Iter per l’operatività: i prossimi passaggi
Nonostante l’approvazione del decreto attuativo, il fondo non è ancora operativo. Per la sua attivazione definitiva restano da completare alcuni passaggi essenziali:
Esame della Corte dei Conti: la conformità normativa e l’impatto sui conti pubblici devono essere verificati per autorizzare la pubblicazione ufficiale del decreto.
Definizione dei regolamenti interni: le società di gestione dovranno stabilire le modalità operative e i criteri di intervento, soggetti all’approvazione dei ministeri competenti.
Attuazione del decreto-legge 84/2024: saranno determinate le royalties sulle estrazioni (tra il 5% e il 7%), individuate le imprese che utilizzano materie prime strategiche e creato un Registro nazionale delle catene del valore strategiche per monitorare le attività industriali.
Tariffe per i controlli ambientali: l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) stabilirà le spese per verifiche e controlli legati alla sostenibilità delle attività estrattive.
Solo una volta completati questi step, il fondo potrà iniziare a finanziare progetti strategici per l’approvvigionamento di materie prime e per il rilancio del Made in Italy, contribuendo alla sovranità industriale del Paese e all’autonomia strategica europea.
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