Avrebbe compiuto 103 anni, quest’anno, il mitico e indimenticabile Alberto Sordi: attore, regista, comico, sceneggiatore, compositore, doppiatore e cantante italiano, la sua immagine è ancora estremamente vivida nonostante siano trascorsi già 20 anni dalla sua morte.
Alberto Sordi ha lasciato un’impronta indelebile non solo nel cinema, ma nell’intera cultura italiana. Ciò che lo rende intramontabile è la sua straordinaria carriera, segnata da talmente tanti successi da rivelarsi quasi impossibile citarli tutti. Grazie al suo carattere, al suo genio artistico, alla sua determinazione e alla sua imperturbabile voglia di cimentarsi in ruoli sempre nuovi.
La nascita e gli esordi
Alberto Sordi nasce a Roma il 15 giugno 1920 nel rione di Trastevere. Il padre, Pietro Sordi, è un insegnante di musica e strumentista, mentre la madre è un’insegnante di scuola elementare. Ultimo di quattro figli, sogna fin da bambino di diventare un attore di successo, cimentandosi nelle prime recite scolastiche con grande disinvoltura.
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Le prime esperienze risalgono agli anni Trenta, quando inizia a lavorare come comparsa a Cinecittà e come doppiatore per la Metro-Goldwyn-Mayer, che lo incarica di dare la voce al mitico Oliver Hardy. Il lavoro di doppiatore prosegue fino al 1956, consentendogli di “prestare” la sua voce a volti noti dello spettacolo come Bruce Bennett e Anthony Quinn, Franco Fabrizi e Marcello Mastroianni. Ma non solo, perché la sua voce inconfondibile è riconoscibile anche in “La vita è meravigliosa” di Frank Capra e in “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica.
Nel mondo del cinema, Sordi entra letteralmente in punta di piedi: inizialmente interpreta ruoli minori in film quasi sconosciuti, mentre il successo arriva tra il 1953 e il 1955 con la sua interpretazione in “I vitelloni” di Federico Fellini prima e in “Piccola Posta” di Steno. Ma il favore da parte del grande pubblico giunge con “Un giorno in pretura”, nel quale Sordi interpreta il ruolo di Nando, un ragazzo romano estremamente logorroico e ossessionato dal mito dell’America.
Il successo riscontrato è talmente elevato da spingere il regista a ripresentare lo stesso personaggio nel film “Un americano a Roma” e, successivamente, nell’episodio “Il Fuoco” del film “Di che segno sei?” di Sergio Corbucci.
Da questo momento in poi, la fama di Sordi va a crescere e, nonostante varie controversie, grazie alla fiducia riposta in lui da Fellini, è diventato il colosso che tutti ricordano ancora oggi con grande affetto.
La commedia italiana e il ruolo dell’italiano medio
Negli anni Cinquanta si ha l’avvento della commedia italiana, che porta sulla scena personaggi con caratteristiche riconducibili a quelle tipiche dell’italiano medio e nella quale Sordi ricopre un ruolo da vero protagonista. Alcuni dei personaggi da lui interpretati, infatti, presentano peculiarità ricorrenti: sono tendenzialmente prepotenti con i deboli e assertivi con i potenti e lo fanno per ottenere in cambio qualche privilegio.
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Tra le varie interpretazioni del periodo si possono citare le più importanti:
- Impallato, il maestro elementare supplente che, scoprendo un allievo prodigio nel canto lirico, cerca di sfruttarlo per avere un tornaconto economico e personale in “Bravissimo”;
- Peppino, il rigattiere in “Fortunella”;
- il gondoliere rivale in amore di Nino Manfredi in “Venezia, la luna e tu” di Dino Risi;
- il marito pieno di debiti in “Il vedovo”.
- La sua versatilità si manifesta in occasione del ruolo di un soldato costretto a morire da eroe nel film del 1960 “La grande guerra” di Mario Monicelli, dove Sordi si cimenta per la prima volta in un ruolo drammatico. Da qui, l’attore dà il via a una serie di interpretazioni di grande rilievo, che segnano gli anni Sessanta come il periodo più fiorente di tutta la sua carriera:
- il sottotenente Innocenzi di “Tutti a casa” di Luigi Comencini;
- il vigile inflessibile costretto a piegarsi di fronte alle richieste del potente di turno ne “Il vigile” di Luigi Zampa;
- il giornalista Silvio Magnozzi di “Una vita difficile” di Dino Risi;
- il piccolo imprenditore sommerso dai debiti disposto a qualunque cosa per colmare le sue finanze e accontentare una moglie sin troppo esigente ne “Il boom” di Vittorio De Sica;
- il giovane medico disposto a qualsiasi compromesso per far carriera nel dittico “Il medico della mutua” di Luigi Zampa;
- l’editore partito alla ricerca del cognato disperso in Africa in “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” di Ettore Scola.
- Fonte: MyMovies
- Il successo prosegue anche nel corso degli anni Settanta con l’interpretazione di altri personaggi entrati a far parte della storia cinematografica italiana:
- il geometra incarcerato senza motivo durante una vacanza di “Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy;
- l’emigrato scanzonato in “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” di Luigi Zampa;
- il baraccato che una volta all’anno insieme alla moglie organizza interminabili partite a carte nella villa lussuosa di una ricca e bizzarra signora in “Lo scopone scientifico” di Luigi Comencini.
Attraverso i suoi personaggi, il suo estro e il suo formidabile modo di coinvolgere registi e spettatori, Alberto Sordi si è aggiudicato ben 5 Nastri d’Argento, 7 David di Donatello e altri numerosi premi di grande prestigio, compreso il Leone d’oro alla Carriera al Festival di Venezia del 1995.
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Le ultime apparizioni pubbliche e la morte
Nel 2001 Sordi si ammala di tumore ai polmoni, il che lo porta ad apparire sempre meno in pubblico. Tra le ultime presenze televisive si ricorda quella del 18 dicembre 2001 nel programma di Bruno Vespa “Porta a Porta”, in occasione di una puntata interamente dedicata a lui e alla sua carriera.
Nel 2002 riceve due lauree honoris causa, una dalla IULM di Milano e l’altra dall’Università di Salerno.
Il mattatore della commedia italiana degli anni Sessanta si spegne all’età di 82 anni il 24 febbraio 2003. Dopo due giorni di permanenza nella Sala Giulio Cesare di Palazzo Senatorio al Campidoglio per concedere ad amici, fan e parenti di rendergli un ultimo saluto, i funerali solenni si svolgono nella Basilica di San Giovanni in Laterano.
Il suo corpo riposa nella cappella di famiglia nel cimitero monumentale del Verano di Roma, dove è possibile ammirare una lapide a forma di pergamena che riporta la celebre frase “Sor Marchese, è l’ora” ripresa da uno dei suoi film più celebri, “Il marchese del Grillo”.
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Copertina: liminarivista