Alta cucina – Nel cuore pulsante di Milano, tra i tavoli eleganti del ristorante dello chef Andrea Aprea, è andato in scena un evento che non è stato solo una celebrazione, ma una dichiarazione d’intenti. Il Consorzio Italia del Gusto ha riunito le eccellenze dell’agroalimentare italiano per tracciare il bilancio di un anno straordinario e guardare con lucidità alle sfide che si profilano all’orizzonte.
Un’occasione riservata, pensata per raccontare cosa significa davvero portare nel mondo non solo prodotti, ma cultura, territorio e passione. Al centro, la forza collettiva di un sistema che ha fatto della qualità il suo linguaggio universale.
“Il Made in Italy è una squadra. Una visione condivisa che unisce tradizione e innovazione,” ha dichiarato Giacomo Ponti, Presidente del Consorzio. “I risultati del 2024 confermano la nostra capacità di competere sui mercati internazionali, ma ci impongono anche nuove responsabilità. La reputazione conquistata non va solo difesa, ma rilanciata.”
L’export vola, ma il vento internazionale cambia
Dietro l’euforia per i numeri record, si intravede la complessità di un mercato globale sempre più instabile. L’export agroalimentare italiano ha segnato crescite a doppia cifra in Paesi chiave: +18% negli Stati Uniti, +16% in Australia, +15% in Canada. E i dati parlano chiaro: anche mercati meno consolidati come la Polonia (+19%) e la Corea del Sud (+233% in dieci anni) offrono spazi interessanti.
Ma tra diplomazie fragili e ritorni di protezionismo, la prudenza è d’obbligo.
“L’Italia ha registrato il più alto tasso di crescita tra i principali esportatori del food & beverage,” ha evidenziato Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma. “Tuttavia, eventuali barriere doganali, come quelle già introdotte in passato dagli Stati Uniti, rappresentano un rischio concreto per la stabilità del nostro export.”
Il sapore dell’eccellenza: quando il cibo diventa narrazione
A raccontare la ricchezza delle imprese italiane non sono stati solo i numeri, ma anche i piatti. L’evento si è trasformato in un’esperienza gastronomica d’autore grazie alla firma dello chef Andrea Aprea, due stelle Michelin, che ha costruito un percorso degustativo ispirato ai prodotti delle aziende consorziate.
Una cucina che ha parlato il linguaggio dell’identità, della stagionalità e del territorio. Dall’uovo Bio con Grana Padano DOP e tartufo nero, servito con un elegante Bellavista Franciacorta DOCG, fino alla faraona con cavolfiore, senape e camomilla, ogni portata ha omaggiato la filiera italiana. Chiudono in bellezza i dessert: gianduia e lamponi, babà all’amarena, e un cioccolatino al sale e aceto balsamico tradizionale di Modena Ponti Extra Vecchio.
Oltre il piatto: una visione globale
Il Consorzio Italia del Gusto, nato per promuovere l’agroalimentare italiano nel mondo, si conferma protagonista di una narrazione che va oltre il prodotto. Il messaggio è chiaro: l’Italia non vince da sola, ma quando fa sistema. E oggi più che mai serve una strategia comune per difendere il valore del Made in Italy, anche nei contesti più competitivi.
In un mondo che cambia in fretta, il gusto italiano resta un punto fermo. Ma non basta più essere buoni. Bisogna anche essere intelligenti, strategici e pronti a raccontarsi, con coraggio e visione.
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